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Pietra delli Fusi e la cultura d’estate

http://www.ottopagine.it/av/cultura/30546/pietra-delli-fusi-e-la-cultura-d-estate.shtmlnews30546

Pietra delli fusi                                             franca molinaro

Tra le numerose serate organizzate in queste sere d’estate, quelle a scopo culturale sono sicuramente le più interessanti ma sono anche quelle meno comprese e meno affollate. La gente ama mangiare e ascoltare musica commerciale, i più non si interessano di cultura e tanto meno intendono fare un piccolo sforzo per sostenere iniziative volte alla valorizzazione del territorio e delle sue bellezze. E’ un dato di fatto che si ripete costantemente e noi che ci occupiamo di questo settore ne traiamo ogni volta le amare conclusioni. Per quanto ci impegniamo a portare la cultura tra il popolo per sensibilizzare e rendere partecipe la massa, ci ritroviamo sempre tra esponenti del settore. Sono invece frequentate le piazze dove si ballano ritmi estranei alla nostra cultura e dove si mangia ogni sorta di cibo, sagra di questo e di quello, tutto per riempire lo stomaco e liberare la mente da ogni fatica di pensiero. Eppure gli sforzi di realizzare qualcosa di nuovo e valido si contano numerosi soprattutto tra le nuove generazioni, tra i giovani più capaci di sentire l’amicizia e la condivisione; gli adulti spesso ripetono fino alla nausea la necessità di far rete e recuperare i valori ma poi difficilmente mettono in pratica. Personalmente, anche quest’anno ho avuto modo di ammirare la tenacia delle nuove generazioni, sono stata invitata dai ragazzi di Pietradefusi a collaborare nell’allestimento della loro Torre per l’evento “Pietra delli fusi”. L’Associazione New Stone è giovanissima come i suoi soci, è forse per questo che si propone con energia e volitività, ha idee chiare e non molla, l’intento è quello di permettere, almeno qualche volta all’anno, a tutti, Pietrafusani e forestieri, di visitare l’intero complesso monumentale. L’edificio dalle possenti mura domina il paesaggio e si impone con la sua bellezza antica. Secoli di storia sono passati sulle pietre bianche lasciando un segno, un ricordo, una energia impregnata nel cuore calcareo. Ella è là senza una voce propria per chi non sa ascoltare ma questi ragazzi risoluti hanno deciso di ridarle vita, rianimarla con suoni e colori ma soprattutto con intelligenze vive e attive. La pittura da studio o estemporanea, lo spettacolo in strada, la musica popolare ma reinventata da giovani artisti, la proiezione ininterrotta di immagini tratte dalla natura, dalla vita quotidiana, dal lavoro degli Irpini, gli stand delle varie contrade, e perché no anche qualche piatto tipico necessario per sostenere l’iniziativa, hanno fatto del piccolo borgo una giostra di sapori e profumi ma anche di incontri tra giovani e, nei piani alti della torre, di intellettuali e pittori. Hanno esposto pittori di validità internazionale come gli associati di Arteuropa di Enzo Angiuoni e Nicola Guarino, i pittori di Antonio Rillo, Antonio Polito ritrattista estemporaneo, Emilio De Roma della Grande Madre. L’evento è ai primi anni ma già da adesso è riuscitissimo. Dal balcone del primo piano, come le antiche principesse, ho goduto lo spettacolo nel cortile, il duello tra spadaccini, le danze e i giocolieri, la musica popolare lontana dai ritmi sudamericani che ormai spadroneggiano ovunque, ho ricevuto visite di persone squisite venute da lontano per incontrarci, per visitare il castello e godere delle opere esposte. Ho anche osservato quei bravi ragazzi correre a destra e manca per mantenere tutto in ordine per rendere tutto efficiente, ho visto i loro visi tesi e grondanti di sudore, senza fermarsi per mangiare o dormire, perché loro ci credono, hanno un sogno e vogliono renderlo palpabile. Noi adulti, mi chiedo spesso, cosa facciamo per mantenere vivo l’entusiasmo di questi figli di provincia già coraggiosi perché hanno avuto la forza di restare mentre gli altri vanno per il mondo ad inseguire la fortuna, il lavoro, il successo. Loro sono qui a darci lezione, a dirci che se si vuole si può, dobbiamo solo dar loro fiducia, avere l’umiltà di ascoltarli e scendere una buona volta dalle nostre presunzioni per accettare l’idea che il nostro tempo è andato, la nostra mente va a rilento rispetto alle loro energie fresche e prorompenti. Questi ragazzi hanno solo bisogno di buoni esempi, il resto lo possiedono possono quello che noi non siamo stati capaci di fare, dare vita alla nostra Terra, la stessa che la nostra generazione ha abbandonato, maltrattato, venduto. Un plauso dunque a New Stone e al valido presidente Antonio Centrella, ma anche a tutti quei giovani sparsi per l’Appennino che, in tutto l’anno, si adoperano affinché ogni pietra, ogni cortile, ogni borgo del loro paese venga visitato, vissuto, amato, da paesani e forestieri.

Pietra delli fusi                                             franca molinaro

Tra le numerose serate organizzate in queste sere d’estate, quelle a scopo culturale sono sicuramente le più interessanti ma sono anche quelle meno comprese e meno affollate. La gente ama mangiare e ascoltare musica commerciale, i più non si interessano di cultura e tanto meno intendono fare un piccolo sforzo per sostenere iniziative volte alla valorizzazione del territorio e delle sue bellezze. E’ un dato di fatto che si ripete costantemente e noi che ci occupiamo di questo settore ne traiamo ogni volta le amare conclusioni. Per quanto ci impegniamo a portare la cultura tra il popolo per sensibilizzare e rendere partecipe la massa, ci ritroviamo sempre tra esponenti del settore. Sono invece frequentate le piazze dove si ballano ritmi estranei alla nostra cultura e dove si mangia ogni sorta di cibo, sagra di questo e di quello, tutto per riempire lo stomaco e liberare la mente da ogni fatica di pensiero. Eppure gli sforzi di realizzare qualcosa di nuovo e valido si contano numerosi soprattutto tra le nuove generazioni, tra i giovani più capaci di sentire l’amicizia e la condivisione; gli adulti spesso ripetono fino alla nausea la necessità di far rete e recuperare i valori ma poi difficilmente mettono in pratica. Personalmente, anche quest’anno ho avuto modo di ammirare la tenacia delle nuove generazioni, sono stata invitata dai ragazzi di Pietradefusi a collaborare nell’allestimento della loro Torre per l’evento “Pietra delli fusi”. L’Associazione New Stone è giovanissima come i suoi soci, è forse per questo che si propone con energia e volitività, ha idee chiare e non molla, l’intento è quello di permettere, almeno qualche volta all’anno, a tutti, Pietrafusani e forestieri, di visitare l’intero complesso monumentale. L’edificio dalle possenti mura domina il paesaggio e si impone con la sua bellezza antica. Secoli di storia sono passati sulle pietre bianche lasciando un segno, un ricordo, una energia impregnata nel cuore calcareo. Ella è là senza una voce propria per chi non sa ascoltare ma questi ragazzi risoluti hanno deciso di ridarle vita, rianimarla con suoni e colori ma soprattutto con intelligenze vive e attive. La pittura da studio o estemporanea, lo spettacolo in strada, la musica popolare ma reinventata da giovani artisti, la proiezione ininterrotta di immagini tratte dalla natura, dalla vita quotidiana, dal lavoro degli Irpini, gli stand delle varie contrade, e perché no anche qualche piatto tipico necessario per sostenere l’iniziativa, hanno fatto del piccolo borgo una giostra di sapori e profumi ma anche di incontri tra giovani e, nei piani alti della torre, di intellettuali e pittori. Hanno esposto pittori di validità internazionale come gli associati di Arteuropa di Enzo Angiuoni e Nicola Guarino, i pittori di Antonio Rillo, Antonio Polito ritrattista estemporaneo, Emilio De Roma della Grande Madre. L’evento è ai primi anni ma già da adesso è riuscitissimo. Dal balcone del primo piano, come le antiche principesse, ho goduto lo spettacolo nel cortile, il duello tra spadaccini, le danze e i giocolieri, la musica popolare lontana dai ritmi sudamericani che ormai spadroneggiano ovunque, ho ricevuto visite di persone squisite venute da lontano per incontrarci, per visitare il castello e godere delle opere esposte. Ho anche osservato quei bravi ragazzi correre a destra e manca per mantenere tutto in ordine per rendere tutto efficiente, ho visto i loro visi tesi e grondanti di sudore, senza fermarsi per mangiare o dormire, perché loro ci credono, hanno un sogno e vogliono renderlo palpabile. Noi adulti, mi chiedo spesso, cosa facciamo per mantenere vivo l’entusiasmo di questi figli di provincia già coraggiosi perché hanno avuto la forza di restare mentre gli altri vanno per il mondo ad inseguire la fortuna, il lavoro, il successo. Loro sono qui a darci lezione, a dirci che se si vuole si può, dobbiamo solo dar loro fiducia, avere l’umiltà di ascoltarli e scendere una buona volta dalle nostre presunzioni per accettare l’idea che il nostro tempo è andato, la nostra mente va a rilento rispetto alle loro energie fresche e prorompenti. Questi ragazzi hanno solo bisogno di buoni esempi, il resto lo possiedono possono quello che noi non siamo stati capaci di fare, dare vita alla nostra Terra, la stessa che la nostra generazione ha abbandonato, maltrattato, venduto. Un plauso dunque a New Stone e al valido presidente Antonio Centrella, ma anche a tutti quei giovani sparsi per l’Appennino che, in tutto l’anno, si adoperano affinché ogni pietra, ogni cortile, ogni borgo del loro paese venga visitato, vissuto, amato, da paesani e forestieri.

Pietra delli fusi                                             franca molinaro

Tra le numerose serate organizzate in queste sere d’estate, quelle a scopo culturale sono sicuramente le più interessanti ma sono anche quelle meno comprese e meno affollate. La gente ama mangiare e ascoltare musica commerciale, i più non si interessano di cultura e tanto meno intendono fare un piccolo sforzo per sostenere iniziative volte alla valorizzazione del territorio e delle sue bellezze. E’ un dato di fatto che si ripete costantemente e noi che ci occupiamo di questo settore ne traiamo ogni volta le amare conclusioni. Per quanto ci impegniamo a portare la cultura tra il popolo per sensibilizzare e rendere partecipe la massa, ci ritroviamo sempre tra esponenti del settore. Sono invece frequentate le piazze dove si ballano ritmi estranei alla nostra cultura e dove si mangia ogni sorta di cibo, sagra di questo e di quello, tutto per riempire lo stomaco e liberare la mente da ogni fatica di pensiero. Eppure gli sforzi di realizzare qualcosa di nuovo e valido si contano numerosi soprattutto tra le nuove generazioni, tra i giovani più capaci di sentire l’amicizia e la condivisione; gli adulti spesso ripetono fino alla nausea la necessità di far rete e recuperare i valori ma poi difficilmente mettono in pratica. Personalmente, anche quest’anno ho avuto modo di ammirare la tenacia delle nuove generazioni, sono stata invitata dai ragazzi di Pietradefusi a collaborare nell’allestimento della loro Torre per l’evento “Pietra delli fusi”. L’Associazione New Stone è giovanissima come i suoi soci, è forse per questo che si propone con energia e volitività, ha idee chiare e non molla, l’intento è quello di permettere, almeno qualche volta all’anno, a tutti, Pietrafusani e forestieri, di visitare l’intero complesso monumentale. L’edificio dalle possenti mura domina il paesaggio e si impone con la sua bellezza antica. Secoli di storia sono passati sulle pietre bianche lasciando un segno, un ricordo, una energia impregnata nel cuore calcareo. Ella è là senza una voce propria per chi non sa ascoltare ma questi ragazzi risoluti hanno deciso di ridarle vita, rianimarla con suoni e colori ma soprattutto con intelligenze vive e attive. La pittura da studio o estemporanea, lo spettacolo in strada, la musica popolare ma reinventata da giovani artisti, la proiezione ininterrotta di immagini tratte dalla natura, dalla vita quotidiana, dal lavoro degli Irpini, gli stand delle varie contrade, e perché no anche qualche piatto tipico necessario per sostenere l’iniziativa, hanno fatto del piccolo borgo una giostra di sapori e profumi ma anche di incontri tra giovani e, nei piani alti della torre, di intellettuali e pittori. Hanno esposto pittori di validità internazionale come gli associati di Arteuropa di Enzo Angiuoni e Nicola Guarino, i pittori di Antonio Rillo, Antonio Polito ritrattista estemporaneo, Emilio De Roma della Grande Madre. L’evento è ai primi anni ma già da adesso è riuscitissimo. Dal balcone del primo piano, come le antiche principesse, ho goduto lo spettacolo nel cortile, il duello tra spadaccini, le danze e i giocolieri, la musica popolare lontana dai ritmi sudamericani che ormai spadroneggiano ovunque, ho ricevuto visite di persone squisite venute da lontano per incontrarci, per visitare il castello e godere delle opere esposte. Ho anche osservato quei bravi ragazzi correre a destra e manca per mantenere tutto in ordine per rendere tutto efficiente, ho visto i loro visi tesi e grondanti di sudore, senza fermarsi per mangiare o dormire, perché loro ci credono, hanno un sogno e vogliono renderlo palpabile. Noi adulti, mi chiedo spesso, cosa facciamo per mantenere vivo l’entusiasmo di questi figli di provincia già coraggiosi perché hanno avuto la forza di restare mentre gli altri vanno per il mondo ad inseguire la fortuna, il lavoro, il successo. Loro sono qui a darci lezione, a dirci che se si vuole si può, dobbiamo solo dar loro fiducia, avere l’umiltà di ascoltarli e scendere una buona volta dalle nostre presunzioni per accettare l’idea che il nostro tempo è andato, la nostra mente va a rilento rispetto alle loro energie fresche e prorompenti. Questi ragazzi hanno solo bisogno di buoni esempi, il resto lo possiedono possono quello che noi non siamo stati capaci di fare, dare vita alla nostra Terra, la stessa che la nostra generazione ha abbandonato, maltrattato, venduto. Un plauso dunque a New Stone e al valido presidente Antonio Centrella, ma anche a tutti quei giovani sparsi per l’Appennino che, in tutto l’anno, si adoperano affinché ogni pietra, ogni cortile, ogni borgo del loro paese venga visitato, vissuto, amato, da paesani e forestieri.

Echi di poesia dialettale, l’emozionante premiazione. La serata conclusiva del concorso internazionale

http://www.ottopagine.it/av/cultura/29159/echi-di-poesia-dialettale-l-emozionante-premiazione.shtml

franca molinaro
11703066_10204837248474772_2700880341887793002_nSi è concluso a Nusco, con il “Premio alla Memoria”, il Concorso internazionale “Echi di poesia dialettale 2015”. La prima serata, a Bonito, ha visto un grande afflusso di poeti dall’Italia e dall’estero. Il complesso conventuale di Sant’Antonio da Padova ha fatto da cornice alla manifestazione, arricchito da una collettiva di pittura di Arteuropa, dalle ceramiche di Gaetano Branca, dalle “Perle di neve” di Marianeve Grieco, dalla mostra storica di Gaetano Di Vito. Ad allietare la serata è stata la musica di Daniela Vigliotta e Gerardo Lardieri della Grande Madre, la voce di Luigi Pagliuso e la fisarmonica classica del Maestro Giovanni Molinaro. Presenti ii giurati Andreina Solari di Genova, Giuseppe Vetromile di Napoli, Paolo Saggese di Avellino e il presidente di giuria Emilio De Roma della Grande Madre. Presente il sindaco di Bonito Giuseppe De Pasquale, il consigliere Valerio Massimo Miletti, il presidente della Comunità Montana Valle dell’Ufita Carmine Famiglietti, ed altri numerosi esponenti del mondo culturale campano.

Hanno declamato le loro poesie ben trentaquattro poeti: Maria Ronca, Gaetana Aufiero, Anna Calabrese, Agostina Spagnuolo, Nicola Guarino, Mirella Merino, Bruno Preziosi, Mario Vitale, della provincia di Avellino; da Napoli: Anna Collini, Antonio Covino (Menzione d’Onore), Liliana Fiocca, Ciro Iannone, Francesca Iazzetta, Gaetano Napolinatno, Adele Natali, Anna Tomeo, Maria Nunzia Panico Borrelli, Maria Adele Gubitosi, Fausto Marseglia (Menzione d’Onore); dalla provincia di Benevento Vincenzo Panella (Menzione d’Onore); da Isernia Antonietta di Benedetto; da Roma Gustavo Di Domenico e Luciano Gentiletti (II classificato sez. A); da Viterbo Giancarlo Chierchia; da Siena Giovanni De Luca; dalla provincia di Bari Gerardo Giuseppe Strippoli e Pasquale Patruno; dalla provincia di Foggia Raffaella Angelino (Premio Poesia religiosa); da Reggio Calabria Giuseppe Antonio Fava (II classificato sez. juniores); da Messina Josè Russotti (I classificato sez. A); da Chicago Carolina Molinaro (IIclassificata sez. poeti all’estero); dalla Svizzera Saro Marretta (I classificato sez. poeti all’estero).

 

La poesia di Kaies Najlaoui, poeta tunisino, è stata letta da Salima Abounnasr, studentessa di Casablanca ora a Bonito. Messaggio possente di intercultura per la salvaguardia della pace in un momento in cui l’orizzonte promette solo odi religiosi e incoscienza politica. Il pubblico, numerosissimo, ha ascoltato commosso i versi dai vari accenti, le parlate anche incomprensibili, commuovendosi particolarmente nell’ascolto dei poeti giunti dall’estero dove, nel caso della seconda classificata, il dialetto natio si mescola a versi spagnoli creando una piacevole amalgama linguistica. Particolarmente commossi, questi due poeti giunti d’oltre confine, hanno espresso il loro parere favorevolissimo alla manifestazione con il vivo intento di ritornare e diffondere la nostra voce nel mondo. La serata di Nusco è stata più snella e vivace perché coinvolti i bambini del Campus Estivo di Katia Contino, con la supervisione del professore Giuseppe della Vecchia. Straordinario l’intervento della cantante Angela Natale, voce potente e caratteristica, accompagnata dalla chitarra di Piero Sanacore.

 

Non è mancato l’omaggio a Nusco dell’organetto di Daniela Vigliotta. La manifestazione si è aperta con il saluto del sindaco di Nusco Prof. Ciriaco De Mita che ha riassunto brevemente molti anni di storia nuscana, con un pizzico di ironia ricordando i suoi anni e l’immagine del poeta Agostino Astrominica, i suoi vestiti, il carattere della sua poesia. Il sindaco ha dimostrato di apprezzare molto il nostro riconoscimento spezzando una lancia a favore del dialetto definendolo “lingua”. Non è mancato il saluto della presidente FIDAPA uscente Teresa Iarrobino, nostra validissima collaboratrice. Ha concluso la manifestazione l’intervento critico di Paolo Saggese del Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud. La visita a casa Astrominica era d’obbligo, qui Salvatore Passaro, pres. dell’associazione “Nusco Oltre”, ha allestito una mostra permanente della famiglia Astrominica, a quanto emerge, persone dedite all’arte della poesia.
Si conclude così, in terra di Sant’Amato, Echi di poesia dialettale 2015, una fatica lunga un anno ma ricca di soddisfazioni, di nuovi contatti, di consensi oltre gli angusti confini paesani. Il successo, probabilmente è proprio in questo, nel riuscire a superare le piccolezze della quotidianità guardando lontano e avvicinando solo le energie buone lasciandosi alle spalle tutto quanto è negativo, è maligno. Nella serata di Nusco è emerso come, grazie alla poesia, la comunità si ritrova riunita a condividere l’amore e l’orgoglio delle proprie origini dimenticando ogni possibile controversia.

 

Il dialetto che unifica l’Italia. Per una “Carta poetica” della Nazione. Paolo Saggese, Il Mattino AV, 2 agosto 2015

DSC_0296In questi anni, in cui la poesia sembra aver acquistato un posto centrale nel panorama culturale irpino, e in cui si susseguono, si affollano, forse persino in modo eccessivo, premi, iniziative e pubblicazioni, un decisivo stimolo è venuto dal Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud, che ha avuto il compito di dare dignità e consapevolezza all’Irpinia, e non solo, di una storia letteraria in parte ormai delineata. Ma un merito importante deve essere riconosciuto anche al Centro di ricerca tradizioni popolari “La Grande Madre”, che ha dato un importante impulso alla valorizzazione della poesia dialettale, rivolgendosi, tra l’altro, non solo all’Irpinia e alle regioni meridionali, ma all’intera Nazione, non escludendo le voci, che provengono dagli emigranti italiani sparsi per il mondo. Merito di tutto ciò è, certamente, della Presidente Franca Molinaro, del suo più stretto collaboratore Emilio De Roma, degli altri componenti dell’Associazione (tra cui attivissimi sono Nicola Guarino, Daniela Vigliotta, Gerardo Lardieri, Ciriaco Grasso, Giuseppe Grieco), che con il Concorso Internazionale “Echi di poesia dialettale” sta rendendo l’Irpinia un centro avanzato di studio e di riflessione sui mille dialetti italiani.

In particolare, il 2 agosto, alle ore 17.00, presso il Convento di Sant’Antonio da Padova di Bonito si è svolta la premiazione del concorso “Echi di poesia dialettale” (manifestazione, a cui hanno partecipato, oltre ai già citati studiosi e a chi scrive, anche il Sindaco di Bonito Giuseppe De Pasquale, Andreina Solari, Assessore alla Cultura del Comune di Leivi, Giuseppe Vetromile, Valeria Leone), mentre il 4, alle ore 18.00, presso il Palazzo Astrominica di Nusco, si è svolta la Premiazione alla Memoria ad Agostino Astrominica (iniziativa, a cui hanno partecipato il Sindaco Ciriaco De Mita, Teresa Iarrobino, Giuseppe Della Vecchia, Salvatore Passaro, oltre ai componenti della “Grande Madre” e a chi scrive).

Le due manifestazioni sono, d’altra parte, tra loro collegate, perché la prima intende premiare i poeti, che oggi esprimono se stessi e i loro sentimenti oppure raccontano il mondo con i dialetti di tutta Italia – infatti, numerosissimi sono anche i partecipanti provenienti da regioni settentrionali -, mentre la seconda vuole riconoscere ad Agostino Astrominica (Nusco, 1899 – Napoli, 1967) il merito di essere stato uno dei primi e migliori interpreti della poesia dialettale irpina del secolo scorso, come hanno più volte messo in evidenza Gennaro Passaro, Giuseppe Iuliano, Alessandro Di Napoli, Salvatore Salvatore, Pina Cipriani e l’indimenticabile Franco Nico. Degno di essere citato, del resto, è anche il padre di Agostino, Carlo Emanuele (Nusco, 1846 – 1928), poeta comico – realistico in dialetto e arguto scrittore di note e versi anche di stampo indirettamente antifascista.

I tempi, d’altra parte, sono maturi per ulteriori sviluppi, perché, con il supporto delle moderne tecnologie, proprio “La Grande Madre” potrebbe proporre un “Manifesto della Poesia dialettale” e realizzare una mappatura multimediale, con registrazione, di tutti i dialetti italiani, partendo dalle voci dei poeti partecipanti al Concorso internazionale.

Sono lontani, del resto, i tempi in cui il dialetto era demonizzato e in cui lo si considerava una forma di subcultura inadeguata ai tempi moderni. È obsoleta la poesia famosa di Ignazio Buttitta (“Lingua e dialettu”), in cui il grande poeta dichiarava che, se ad un popolo gli si toglieva il dialetto, gli si toglieva la libertà. Ma proprio perché i tempi della demonizzazione sono finiti, e perché da quasi un secolo si studiano in modo diffuso i dialetti italiani, compiere una catalogazione partendo dalle voci poetiche può essere un ulteriore, utile, contributo alla scoperta di espressioni culturali e poetiche più vicine al popolo e alla cultura nazionale.

Infatti, noi siamo convinti che un aspetto fondamentale della ricerca oggi debba riguardare il tentativo di creare una letteratura nazionale, che non escluda nessuno, e che sia in grado di compiere una mappatura geografica della produzione poetica italiana, quella famosa “Carta poetica” quasimodiana, cui tante volte abbiamo fatto riferimento.

E certamente, “La Grande Madre” può prendere in carico questa ambizione.

 

* Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud