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A tavola con le erbe della Grande Madre di franca molinaro

14642155_1271544479575603_945972391963493757_n.jpgArriva il Vento del Sud e porta suoni e sapori antichi
Dopo due giorni di raccolta e mondatura, finalmente a tavola, con le erbe della Grande Madre presso l’agriturismo Terramica in cucina di Rocco Albanese e Franca Manganiello. L’evento organizzato da Yvonne Scherken della Grande Madre, è stata un successo di pubblico e di sapori. La serata è stata allietata dalla musica travolgente di un giovane gruppo “Il vento del Sud” accompagnato dai balli tradizionali di Erica Marino. Un centinaio i presenti che hanno apprezzato la cucina e l’iniziativa, tantissime le erbe preparate con cura e servite con amore dagli impeccabili osti. L’agriturismo è un grande spazio verde tra le campagne di San Nazzaro, lontano dal centro abitato e nascosto dal via vai delle strade provinciali, lasciato un po’ selvaggio per mostrare la potenza della Natura e dare spazio alle erbe spontanee che vi crescono in abbondanza. I proprietari hanno fermo il proposito di mantenere le tradizioni e servirle a tavola con prodotti a Km zero dell’azienda agricola Terramica sita in località Piano Rose di Calvi. La filosofia di Rocco è slow, il carattere è quello del contadino antico con il rispetto della terra, non a caso ha fatto la scelta del biologico, senza forzare le colture ma rispettando i tempi e i modi che la Natura richiede.
A tavola erano presenti commensali provenienti da vari luoghi della Campania: amici da Eboli, Caserta, Benevento, e non è mancato un bel gruppo dell’Università Popolare Irpina. Il clima di festa straripante tra tammorre e gonnelle svolazzanti ha ben sposato una cucina poverissima ma ben elaborata. Non tutti sanno che è più facile preparare un piatto di pasta che un piatto di erbe spontanee, il fruitore non immagina il lungo processo che si nasconde dietro un piatto di menestra asciatizza, mangia ed apprezza o meno il gusto insolito di un crescione, una silene ecc. Preparare verdure per un centinaio di persone non è affatto facile, richiede un impegno ed un’attenzione speciale, la quantità, la qualità, il bilanciamento dei sapori, sono cose che scaturiscono da esperienza decennale, solo chi vive quotidianamente queste realtà può avventurarsi in un simile progetto, un contadino insomma. Personalmente ho avuto piacere di raccogliere e selezionare le erbe, insieme a Yvonne Scherken, e suggerire il metodo di cottura, come ideatrice di una associazione tutta volta al naturale e alla tradizione, ho il compito morale di insegnare gratuitamente, quanto ho ereditato dalla mia cultura contadina.
Il segreto non è solo nelle proprietà delle erbe, come si discuteva con lo psicologo Francesco Santucci, ma in tutta quella gestualità che rappresenta il rituale di raccolta. Non ci sono magie intorno a questi argomenti, inutile vestire con veli fatati le verdi compagne, ci sono realtà scientifiche che dimostrano il potere terapeutico scaturito dal rapporto di interscambio con le realtà naturali. Non è magia l’oro dell’iperico, giusto per rendere il concetto, se l’iperico scaccia i diavoli è semplicemente perché ha proprietà antidepressive, quindi scaccia il demone della depressione, scientificamente accertato. La “magia”, per tornare alle nostre erbe raccolte, sta nel lavoro di ricerca e nel contatto diretto con la terra, lo scambio energetico che si realizza in questo frangente permette la distensione delle tensioni interiori e la rimozione di pesi insostenibili frutto dello stress da lavoro e dall’abbandono della vita naturale.
Il lavoro di raccolta dunque è alla base dell’effetto salutare delle erbe, mangiare delle buone erbe di campo è utile perché contengono fibre, minerali, ecc, ma non espleta totalmente la sua funzione se le erbe sono raccolte da altri. Questo primo esercizio che concentra l’attenzione sulle creature della Grande Madre e spinge al riconoscimento di ognuna di loro, è una interazione fondamentale per un auto riequilibrio interiore.
Per la curiosità di molti ripropongo il menù: Frittata con Urtica urens; Cucurbita maxima in carpaccio; Menesta asciatizza con: Cichorium intybus, Silene latifolia, Sonchus oleraceus, Beta vulgaris, Picris echioides, Hypochaeris radicata, Reichardia picroides, Papaver roeas, Borago officinalis, Taraxacum officinale, Echium vulgare, Echium plantaginea, Plantago lanceolata; Menesta mmaritata con Cichorium endivia, Cichorium intybus, Brassica oleracea; Zuppa di Brassica sabauda e osso di prosciutto; Zuppa di Faseolus vulgaris, Silene latifolia, Papaver roeas e Taraxacum officinale; ‘Mberciata di Brassica rapa; Ciambella di Cucurbita maxima.
 

 

Santi Cosma e Damiano nella tradizione scillese di Cosima Cardona

ceri.jpgSanti Cosimo e Damiano, di origine araba, dedicarono interamente la loro vita alla medicina e alle cure del popolo senza chiedere alcuna ricompensa in cambio. Santi martiri, si festeggiano il 26 settembre, a Scilla, nel quartiere di Chianalea, si trova la Chiesa dedicata a Maria di Porto Salvo, dove le statue dei due Santi vengono custodite. Grande devozione vi era per i due Santi da parte del popolo Scillese che sosteneva la Chiesa con una somma in denaro ricavata dai profitti della pesca….” a parti p’a Cresia.

Il culto e la cera. La povertà non ha mai ostacolato la fede, i pescatori di Scilla, oltre a dare una quota ” a parti ra’ Cresia ” per sostenere, la Chiesa dedicata a Maria di Porto Salvo, non rinunciavano ai preparativi per i festeggiamenti dei Santi medici Cosma e Damiano, nel quartiere di Chianalea. Il 26 di settembre, i devoti di Scilla e dei paesi vicini, si accostavano alla venerazione dei Santi, tutto avveniva in modo semplice, con la recita del Rosario e la benedizione dell’olio dei Santi. Un passo indietro nel passato, ci porta a quando, per Grazia ricevuta, oppure chiesta, i fedeli donavano alla Chiesa dei ceri con forme anatomiche, che testimoniavano le gravi malattie avute e superate.In alcuni casi vi erano anche forme di bambinello, vista la grave incidenza di morte neonatale, o per ricevere una Grazia in caso di sterilità. I ceri modellati, venivano deposti tutti insieme in un angolo della Chiesa, di solito accanto all’altare maggiore. Tale rituale ormai non è solito più farsi, e le Chiese sono state spogliate da questi ceri votivi. Oggi la festa dei Santi, si svolge a Scilla soltanto con funzioni religiose, mentre allora, con grande gioia del popolo, i Santi, venivano portati in processione per le vie di tutto il quartiere di Chianalea. (Notizie tratte dai ricordi della signora Pippia di Scilla).

San Coscimu e Damianu
Oh Santi merici Vui siti ccà,
la vosthra Cresia, casa ndì fa’,
nta Chianalea ora nc’è festa 
missa Rrùsariu e curuna nta
….testa.

Tutti devoti prijamu a Vui
i piscaturi cantunu suli …
candu nta cresia ‘i Portu Sarbu
nc’esti ‘na parti sulu pi’ Vui.

Vui chi sciglistu, senza rinaru,
v’ ‘i dedicastu cu’ tutti ‘i virtù
ra’ mericina fustu rrìparu
e ri lu populu rrìfriscu e cunzolu.

” San Coscimu e Damianu
siti mericu e scrivanu
siti mericu e rutturi
e sanatimi ‘stu duluri,
e sanati li malati
l’anima mia sacramentati ”

Ancora si senti, nte jorna nostri,
‘sta litania chi ‘llònga ‘a me’ sorti,
tutti chi chiamunu ‘sti Santi merici
nui simu aribi, e vui crirenti.

Nta Vosthra jurnata, chi esti festa,
nc’esti spiranza e pruvvìrenzia
‘a me’ saluti, nte Vosthri mani
rrìcchi e viddhani su’ ‘i latu a Vui.

Frati Vui siti, sarbizza ‘randi
rinthra li cori, forti bbàttiti…
‘aundi no’ nc’è, comu si faci,
vui ‘ntirniti e sanati i malati.

” San Coscimu e Damianu,
siti mericu e scrivanu
siti mericu e rutturi
e sanatimi ‘stu duluri,
e sanati li malati
l’anima mia sacramentati ”

Cosima Cardona 25 settembre 2016