Home » 2017 » March

Monthly Archives: March 2017

Bonito 21 marzo 2017, Giornata mondiale della poesia e festa della Primavera

17362694_1439220192808030_9198456261777457350_n.jpgBonito 21 marzo 2017, Giornata mondiale della poesia e festa della Primavera
La Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall’Unesco nel 1999, da quattro anni si celebra a Bonito, istituita dall’Amministrazione De Pasquale, suggerita dal Centro di ricerca tradizioni popolari “La Grande Madre”, con la partecipazione del Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud. Il senso di questa giornata è il rinnovamento del patto di alleanza tra gli uomini saggi e sensibili: i poeti. Almeno così dovrebbe essere, ma stando a quanto ha avuto il coraggio di affermare Alessandro di Napoli del CDPS, nel suo accorato intervento, invidia e arrivismo scorre in questa categoria più di quanto si immagina. Debolezze umane, proprie di ogni categoria, più evidenti tra i poeti che conducono vita pubblica. Personalmente, in ogni incontro e in questo in particolare, perché con i ragazzi, ho sempre sottolineato la necessità di scrivere per sopravvivere e non per procacciarsi glorie di immortalità, se avrà fortuna, il poeta bravo sarà amato dai posteri, diversamente farà oblio insieme a tanta altra gran quantità di scrittura. Queste considerazioni ripeto instancabilmente per evitare di illudere chi scrive, si sa che la produzione poetica non sempre è tale ma va rispettata per la funzione terapeutica esercitata nell’atto dello scrivere. Tutti abbiamo confidato pene d’amore a un pezzo di carta, nei banchi di scuola, poi la vita fa il suo corso e ognuno segue strade che spesso inibiscono il defluire naturale dei sentimenti. Chi ha la fortuna di restare un po’ poeta e sa utilizzare la scrittura, continua a stemperare i suoi affanni, oggi, sulla tastiera del computer. Così la poesia, amica fidata, non tradisce, non si rivolta contro al primo diverbio, non spiffera le confidenze in pubblico perché lei sa essere discreta, oppure rivelatrice essendo essa l’animo celato dello scrivente.
Quest’anno la Grande Madre, concorde con il Comune, ha deciso di celebrare questo magico momento dell’anno coinvolgendo la scuola media con il corpo insegnanti e gli alunni.
Tonino Ruggiero, Responsabile di Plesso ha fatto da coordinatore scolastico mentre le insegnanti di lettere e di musica hanno svolto il lavoro didattico. Gli alunni hanno studiato i testi che poi hanno recitato nel pomeriggio del 21, inoltre hanno suonato col flauto quattro noti brani diretti dal prof. Antonio Buono.
Presente il Dirigente Scolastico, dott.ssa Maria Iride Ianniciello, già conosciuta per disponibilità, lo scorso anno nell’ambito del progetto “Incontro con l’autore”. La dott.ssa si è complimentata con i ragazzi e i docenti, sensibilmente commossa per la bella iniziativa. Anche gli insegnanti si son trovati di fronte a un nuovo modo di sollecitazione dei ragazzi che hanno dimostrato entusiasmo ed interesse, alcuni di loro infatti, quest’anno si sono cimentati con la poesia dialettale grazie all’aiuto della Prof.ssa Luisa Fioretti, per partecipare a “Echi di poesia dialettale 2017”.  Gli interventi poetici, affidati a Gaetana Aufiero, Antonella La Frazia, Bruno Preziosi e Mario Vitale, hanno suscitato emozione e apprezzamento, si è creato il clima giusto e ogni parola non è sembrata pura forma didattica ma insegnamento amoroso da persona adulta a giovani virgulti, speranza del futuro. La poesia lezione della proff.ssa Aufiero, i suggerimenti di La Frazia, le emozioni di Preziosi e infine il simbolismo di Vitale hanno cementato l’afflato e creato quell’atmosfera che amo avvertire in ogni evento. L’attenzione del pubblico, il sorriso, la disponibilità all’ascolto, il predisporsi al prossimo generano positività, amore, generano e rigenerano offrendo energie buone da investire per un futuro di pace.

Montesilvano (PE), Congresso Nazionale della Rete Olistica Italiana, Tema: “La Spiritualità olistica”

2017-03-05 12.04.49.jpg4/5 marzo 2017 presso il Grand Hotel Adriatico, il congresso della Rete Olistica Nazionale su un tema vasto e intrigante, quanto mai indispensabile per gettare luce nelle tenebre che avvolgono la povera umanità. Il congresso organizzato dal capo carismatico, Fondatore e Coordinatore della Rete Olistica Italiana, Michele Meomartino, ha visto la presenza di eccellenti relatori provenienti da diversi luoghi del mondo e dell’esperienza. Esperti e Maestri di varie discipline, tutti hanno sottolineato lo stato di emergenza per il deterioramento dell’immagine sacra dello spirito. Prossimi alla fine del Grande Anno (Era della durata di 25.920 anni, determinata dalla precessione degli equinozi a seguito del movimento conico dell’asse terrestre), l’umanità si avvia a un’era nuova, il sole che convenzionalmente sorge in ariete, in realtà è ora nei pesci ed è prossimo a spostarsi nella costellazione dell’acquario, evento questo di planetaria importanza che apporterà dei cambiamenti considerevoli. Il risveglio delle coscienze può essere legato proprio a questo delicato momento di transizione, la presa di coscienza interpretata come un tentativo delle energie positive di ristabilire l’età dell’oro quando una Grande Madre amorosa non regnava con potere di odio e di guerre ma con materne attenzioni, solo con la forza dell’amore. Cataclismi, apocalissi, fine di un’era? Sicuramente mutamenti anche scientificamente annunciati. Anche la Stella Polare scomparirà dal nostro cielo, l’eterna guida Ursae Minoris cederà il posto a Cephei, il Pastore che guiderà i cieli nuovi. La ciclicità ritorna, così nell’alternanza tra il giorno e la notte, così nel susseguirsi delle ere. La Grande Madre si rinnova ed in essa la vita sotto forme differenti. La nostra unica speranza è in quella frazione adimensionale che si è incarnata nella nostra materia distaccandosi dall’Assoluto. Ed è su quella che dobbiamo lavorare per renderle lo splendore originario e permetterle di ricongiungersi alla luce.
Da sabato 4, in ordine temporale, si sono susseguiti gli interventi di ben undici esperti presentati da un impeccabile Andrea Giavara: “Risvegliarsi alla Vita: La trasformazione della paura in gioia” di Caterina Maggi; Cenni sulla ricerca spirituale in Occidente e in Oriente: analogie e differenze di Adriano Ercolani; Lo yoga nella vita quotidiana di Swami Joitinat; Viene l’ora ed è adesso. L’esperienza del momento presente secondo l’insegnamento di Gesù di Alessandro Baccaglini; Magia e fede in un matriarcato perduto di Franca Molinaro; Il Karma e il progetto dell’anima di Monia Zanon; Avrah Ka Dabra – Creo quello che dico di Dario Canil; Guarire dalle ferite del passato di Franco Nanetti; Il profumo del Corano, di Sharzad Houshmand Zadeh; Una spiritualità nell’arte contemporanea, Antongiulio Zimarino; La cura del perdono, di Daniel Lumera.
L’atmosfera respirata in questo contesto è una sana aria di pace capace di rigenerare le energie sopite guidandole per sentieri di luce. Se tutta l’umanità seguisse questa scia luccicante, non ci sarebbero più guerre, non più odi fratricidi, invidie, arrivismi. L’amore genera amore, la trasmissione positiva sveglia il buono che è nell’interlocutore; ho avuto modo di respirare questo profumo che regna indisturbato solo quando sono assenti spiriti perversi, malevoli, egoisti. Con piacere ho notato che, anche in Abruzzo, patria dell’organetto, è stato apprezzato l’intervento di Daniela Vigliotta con la sua tradizione irpina di inconsapevole musicoterapia popolare. Questo strumento antico e comune alla povera gente aveva la capacità di rigenerare le forze consumate dal lavoro e portare allegria in ogni contesto lavorativo o sacro.
A seguito la relazione sintetizzata del mio intervento.

Fede e magia in un matriarcato perduto               franca molinaro

In principio era il caos e Gea creò da sola ogni cosa, il cielo e la terra, il mare e i fiumi, gli uccelli nel cielo e i mammiferi, le piante, la vita ovunque. Questo ha una ragione scientifica perché la prima riproduzione fu agamica. I cromosomi x comparvero prima sulla ter, y arrivò dopo, non sappiamo se per una mutazione cromosomica, magari perdendo un cromatide.
In principio dunque era una Grande Madre a regnare nell’alba dell’umanità, lo testimonia una ricca raccolta di Veneri che risalgono fino a 35.000 anni addietro, figure di donne steatopigie, dai fianchi larghi e i caratteri sessuali accentuati perché rappresentavano la fertilità, la vita e il suo ciclo riproduttivo. Risalendo verso la storia troviamo queste Veneri in diversi luoghi, dalla Francia alla Germania, dalla Sardegna al Marocco, in materiali differenti secondo quanto avevano a disposizione: Avorio, quarzite, ceramica, calcare, legno, ossa. Tra queste, la più particolare è la statuetta di Baudo rinvenuta negli scavi di Priene, un mezzo busto di donna con il viso nella pancia e il pube scoperto. Questa Venere è identificata con la piccola divinità che Demetra incontrò quando, sfinita per la ricerca della figlia Persefone stava quasi per arrendersi. La piccola dea parlò a Demetra con la vagina e non si sa quali licenziose battute poté dire, poi le mostrò il sedere che ondeggiò come in un amplesso. Il figlio che Demetra portava seco scoppiò in una risata e la madre addolorata accennò un sorriso, giusto il necessario per ridarle forza e farla ripartire nella ricerca della figlia rapita da Ade. La piccola dea dunque, potrebbe rappresentare una estrema esaltazione della fertilità oppure il riso come sacro strumento di guarigione perché attraverso la sana risata si rimettono in funzione organi e intime energie. L’uomo preistorico dunque, aveva come sua divinità la donna madre, capace di generare da sola, inconsapevole del suo contributo con l’atto sessuale. I ritrovamenti archeologici confermano queste ipotesi e collegano le antiche civiltà a un sistema di matriarcato in cui prevaleva la legge del buon senso e della non violenza. La civiltà minoica è l’esempio più palese di tale sistema politico. I minoici non hanno lasciato nessuna traccia di attività militari come fortificazioni o armi, né prostituzione, né schiavismo. La loro iconografia pone la donna in primo piano rispetto all’uomo. La loro religione era basata sulla fertilità. Nessun culto del padre né della coppia, e nessuna scena di violenza (armi, guerre, combattimenti, mostri). Veneravano la dea madre della fertilità, e il toro, principio maschile fecondatore anonimo,  probabilmente lo stesso toro che il re cretese Minosse fece rinchiudere nel labirinto perché oggetto di scandalo. Società matriarcale demonizzata dai Greci perché temuta, fu quella di Atlantide posizionata dai più nel mare Egeo, con le ben note Amazzoni, donne guerriero che invasero la Grecia e spaventarono i guerrieri appiedati perché non conoscevano ancora l’uso del cavallo come cavalcatura, né avevano ancora scoperto il ferro.
Ma lasciamo il mito e risaliamo lentamente verso la storia. Le società primitive erano organizzate, con un buon margine di certezza, con divisione dei ruoli tra maschi e femmine; gli uomini dediti alla caccia sviluppavano attitudini pratiche, rafforzavano la muscolatura e la capacità di combattimento quindi la violenza. Le donne crescevano la prole ed erano responsabili dell’economia del gruppo, della salute e della sistemazione. Impararono a raccogliere le erbe giuste per mangiare e per curare, lavoravano di cervello e scoprirono la riproduzione delle piante compiendo il primo passo verso la storia. A loro si attribuisce la nascita dei primi villaggi e delle successive città.
Ma tutto questo durò finché il maschio non fu cosciente del suo contributo nella riproduzione, a quel punto, diverso in ogni civiltà, la donna perdette progressivamente la divinità, il rispetto e l’autonomia. Questo passaggio si può intuire dalla teogonia che improvvisamente pone a somma divinità un figlio della Grande Madre e le dee diventano divinità minori, attributi degli dei maschi, Athena nasce dalla testa di Giove, Venere dai genitali di Urano. Intanto si consuma il primo stupro della storia, Ade rapisce Persefone e la conduce negli inferi facendola sprofondare tra ciò che è additato come malvagio. In questo mito si è solito vedere la ciclicità della natura che passa dalla vita sotterranea dei mesi freddi all’esplosione della vegetazione con la primavera. Pitagora invece vi intuiva il viaggio dell’anima da una vita all’altra e i suoi vari stadi. Personalmente ritengo si tratti di un primo tentativo di despotizzare la Grande Madre colpendola negli affetti più cari, la sua creatura, Persefone, quindi ridotta a madre addolorata si trasforma in demone portatore di morte finché non scende a patti con la divinità maschio. Solo il compromesso rimette le cose a posto, Demetra ottiene la figlia per 3/4 dell’anno ma perde la sua supremazia assoluta su tutti gli esseri viventi. I suoi attributi, i serpenti, diventano demoni e tutto quanto non è sottomesso al maschio è demoniaco, le stesse dee o donne sono demonizzate se mostrano indole indomita. Le religioni successive fecero il resto. L’Ebraismo diede ad Abramo una prima moglie, Lilith che fu trasformata in demone per la sua indole indipendente, allora gli diede una seconda che trasse dalla costa del marito così come si era fatto per i dei dell’Olimpo. Ma ancora gli gettò addosso la colpa del peccato originale, e qui una colpa glie la attribuirei anche io, se lei non avesse educato le piante non si sarebbe scoperta l’agricoltura e l’uomo sarebbe vissuto raccogliendo erbe spontanee e non avrebbe combattuto con i mille problemi delle colture figliastre di Gea. Anche la trinità, prerogativa delle Grandi Madri, viene acquisita dalla nuova religione senza nota a piè di pagina.
Con il Cristianesimo e gli ordini religiosi la donna perde sempre più autonomia e dignità, nessuno sa ascoltare le parole di Cristo e ognuno le gira a proprio tornaconto considerato che a scrivere erano soprattutto uomini. Il sapere è dei monaci e degli abati, erbe e medicamenti son appannaggio dei conventi, le donne che silenziosamente tramandavano in segreto le loro conoscenze proteggendole con riti e metafore, si trovano a dover fare i conti con inquisitori di ogni foggia. Additate come streghe gli si attribuiscono le peggiori nefandezze, i loro amici fidati, o animali sacri nelle religioni precedenti, diventano demoni in cui elle si trasformano. Per un antico legame con Iside, gatti e serpenti son i più prossimi alle diaboliche megere. Nella tradizione dell’entroterra campano v’è la leggenda del pignatiello: Le streghe rubavano i bambini dalle culle, li trasformavano in unguento addizionando erbe magiche, ponevano il preparato in una piccola pignatta che sistemavano sul davanzale poi, a sera si spogliavano tutte, si ungevano dell’unguento e volavano verso il sabba.
Ora è da sapere che negli anni passati quando non c’era la cucina a gas, tutto era cotto nel pignatiello vicino al fuoco, la pignatta era per il cibo e il pignatiello per i medicamenti, dalla camomilla al vino per il raffreddore. La base per ogni preparazione non era l’olio perché raro e prezioso ma la sugna di maiale, il passaggio da sugna di maiale a grasso di bambino è facilissimo per le menti perverse ed ecco che il gioco è fatto. Le streghe volavano verso il noce sulla riva destra del fiume Sabato presso Benevento, a cavallo di scope o cani o ancora giumente che amavano particolarmente e cui intrecciavano i crini in modo indistricabile.
San Barbato, vescovo di Benevento, estirpò il noce e liberò la città dalle streghe, uccise anche la vipera che vi abitava nelle radici, ma il noce continuò a germogliare per anni. Ora chi ha un noce può capire che straordinaria capacità ha di germogliare anche se raso a suolo, in quanto alla vipera ben sappiamo che è l’animale sacro a Iside che in Benevento aveva un suo templio e una sua venerazione. Non è difficile capire che le streghe in volo verso il sabba e in modo particolare nella notte del Battista altro non è che il corteo selvaggio di Diana, Iside o altra dea Vergine e indomita, non assoggettabile al maschio.
Ma vediamo ora l’aspetto psicologico e pratico della faccenda: le donne conoscevano le erbe e le usavano in tutti i modi, conoscevano quelle per guarire ma anche quelle allucinogene e sperimentavano queste droghe così come oggi lo fa tanta gente. Mandragola, Atropa, Giusquiamo, Datura, pelle di rospo polverizzata, hanno gli stessi poteri allucinogeni. La tradizione vuole che le donne si spogliassero nude, cosa impensabile per una donna pudica che non toglieva la camicia nemmeno la prima notte di nozze, si ungevano con l’unguento l’interno delle cosce, le ascelle, zone del corpo ricche di plessi linfatici quindi di facile assorbimento delle sostanze attraverso i pori della pelle. Pochi minuti e l’effetto era garantito, le donne, per lo più contadine, cadevano in un sonno delirante che le portava a immaginare ciò che le era proibito, un affetto, un compagno galante, un piacevole rapporto sessuale, cose che le erano negate nella quotidianità in cui il maschio padrone non conosceva né dolcezza, né delicatezza e forse nemmeno amore ma solo il bisogno di soddisfare il suo istinto bestiale.
La chiesa con la sua inquisizione fece tutto il resto, i monaci inquisitori versavano sulle poverette tutte le proprie frustrazioni causate dall’astinenza e tutto il loro odio per quell’essere che desideravano ardentemente e non potevano avere, le agiografie son ricche di tentazioni del diavolo sotto spoglie femminili, sogni o incubi di frati e preti.
Nelle nostre contrade la figura letteraria della strega è rimpiazzata dalla vammana, la levatrice, una donna competente di ostetricia che accorreva al capezzale della partoriente e, essendo a contatto con un momento tanto delicato quale è la nascita, era custode di segreti e malie. Se non ben retribuita era capace di fare del male al nascituro o fare dispetti alla masseria e ai suoi abitanti. Poteva mettersi sul petto della puerpera o del marito e soffocarli, poteva storpiare i bambini o rubare i cavalli che faceva cavalcare tutta la notte per poi riconsegnare sfiancati, sudati e con i crini intrecciati.
Per difendersi da questi attacchi si doveva mettere dietro la porta il sale, le scope di saggina, le falci da mietitura e i santini; le streghe erano attratte dai fili delle scope e dai denti delle falci e contavano finché il sole le faceva sparire.
Figure sopravvissute alle vammane sono le maciare, donne capaci di operare malie con ossa di morto, nastri neri, capelli, unghie ed altri elementi del corpo. Queste donne però sanno anche operare del bene, conoscono tutte le erbe e le formule magiche che solitamente erano custodite dall’anziana di casa e trasmesse nella notte di san Giovanni Battista, notte magica per eccellenza come il Natale, notte dei solstizi.

Quella di San Giovanni era proprio speciale per la raccolta delle erbe, per i pronostici con cardi, stagno, bianco di uova, per la preparazione del nocino.
Altri momenti dell’anno legano sacro e profano, cristiano e pagano, sono le ricorrenze che si ammantano di sedimentazioni, e risalgono dalla notte dei tempi. A gennaio troviamo Sant’Antonio Abate col suo porcellino, discendente del dio celtico Lugh, accompagnato dal cinghiale. In alcuni paesi del Sud era in uso crescere il maialino di Sant’Antonio, libero per il paese, mangiava ovunque e aveva diversi porcili dove ricoverarsi. A Sant’Antuono si uccideva e la carne si regalava ai bisognosi oppure si vendeva e il ricavato andava ai poveri. Il maiale è sacro al santo perché dalla sua sugna si ricavava un unguento che i monaci usavano per curare l’erpes zoster. I fuochi di questa ricorrenza sono un incitamento del sole a tornare, così come la successiva Bright celtica, Februa romani e Candelora cristiana. Anche qui troviamo un miscuglio di elementi mutuati in diversi luoghi. Le candele della Candelora le troviamo il giorno dopo per San Biagio, son le stesse che, sotto forma di torce, venivano portate  lungo le strade di Roma. Il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, a Pescopagano (PZ),  un altro rito si collega indirettamente alle Grandi Madri, la passata o arco di rovo. Si prende un ramo di rovo e si spacca in due creando un cerchio, si prende un neonato, si spoglia e si passa attraverso questo buco che potrebbe simulare il passaggio dalla vagina nella nascita; poi il bambino si copre e si porta in chiesa, il rovo viene ricomposto e avvolto per farlo rinsaldare. Questo rito serve per far crescere i bimbi sani e forti. Con aprile arriva la Pasqua cristiana già festeggiata dagli ebrei come rito di passaggio annuale ma non solo, la figura del Cristo con la sua Passione riprende motivi antichi di divinità seviziate, morte e risorte dopo tre giorni,. La stessa Persefone scende nel regno dei morti per poi tornare a primavera dalla madre Natura con la vegetazione rigogliosa, ma i miti maschili si avvicinano meglio, ricordiamo Attis, e i giardini di Adone con grano impallidito dove le donne piangevano la sua morte come oggi Cristo al sepolcro il giovedì santo.
Riti di incontro con la Natura risorta li troviamo in tutte le feste di maggio, a Sant’Andrea di Conza le ragazze vanno in pellegrinaggio a Conza presso la Madonna della Gaggia che stipulò con loro un patto di alleanza.
Nei carri di grano di agosto e settembre troviamo tutta la sacralità del cereale nelle antiche culture mediterranee, attributo di Cerere, la spiga mantiene attraverso la storia la sua bellezza, sia essa dedicata a San Rocco o alla Vergine Assunta e Addolorata a settembre. Il rapporto magico-sacro tra divinità e coltura lo troviamo ancora a Foglianise dove la madonna Addolorata si veste di uva nera.

Novembre torna con i giardini del pianto e le offerte di cibo ai morti, è credenza infatti che nella notte dei morti essi tornano a visitare i vivi e si fermano per un frugale bivacco, pane e acqua, ma lasciano i loro doni come in Calabria e Sicilia dove la frutta martorana ricorda la dolcezza del ricordo degli estinti. In alcuni paesi si è usato, fino a qualche anno addietro la cottura dei ceci, granturco o grano, nel cimitero, poi offerto ai visitatori. Nelle case, invece, si prepara il cicuet, ovvero ceci cotti, o cicci cuotti, cereali e legumi cotti e conditi in agrodolce da consumare con la famiglia.
Natale cristiano si sovrappone alla festa romana del Sole invicto e ripropone simboli e piante della tradizione pagana, l’albero, il vischio, l’agrifoglio; la Vergine non è la prima nella storia, le Grandi Madri partorivano senza copulazione mantenendo intatta la loro purezza, anche Iside ci giunge raffigurata come una Madonna col bimbo in braccio.
In tutto il ciclo dell’anno si ritrovano queste commistioni tra religioni differenti ma che attingono alla stessa antica spiritualità legata ai miti primordiali, alla Grande Madre che rigenera attraverso il suo contatto o con le sue creature.
La Pet terapy, novità moderna di terapia a contatto con gli animali, è una conoscenza antica che veniva messa in atto con semplicità quotidianamente così come la musicoterapia, l’organetto in modo particolare era lo strumento più comune tra il popolo del Sud, a mantenere la tradizione erano gli uomini e in ogni casa c’era un suonatore. L’organetto accompagnava ogni attività e rigenerava le energie quando a sera, dopo una giornata di lavoro, i contadini si concedevano qualche ora di svago. La magia corre dunque tutto l’arco della storia e della vita dell’uomo, si intreccia con le varie fedi e rigenera le energie dell’uomo semplice che crede senza chiedersi il perché e si affida a Dio e alla Grande Madre da cui tutto procede e cui tutto torna.