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VIII Raduno dei poeti dialettali a Bonito

DSC_0379Successo di pubblico e di intenti per questo magnifico appuntamento celebrato nella semplicità, nell’amicizia e rispetto reciproco. Scrive Vincenzo Panella “Le parole a volte non riescono ad esprimere il sentimento ed i valori che rappresentano incontri come questi del Raduno dei Poeti. Le emozioni sono rappresentate dai versi che ognuno di noi riesce ad esprimere ed a far partecipi chi ci ascolta. I valori sono rappresentati dai sorrisi dei volti soddisfatti e compiacenti degli amici e delle amiche che, incuranti delle avverse condizioni meteo, hanno condiviso le Emozioni in Versi.” Cesare Ventre scrive “L’autenticità distingue la Grande Madre. La ricerca e la voglia di essere testimonianza, in questo mondo dove il commerciale è ormai protagonista della scena e cerca di stritolare, di ridurre a lumicino anche chi crede nei valori fondamentali della tradizione e della trasmissione di valori che non hanno né tempo né età. Valori che restano legati al territorio. La Grande Madre oggi rappresenta un rifugio nella tormenta della modernità che tende a uccidere ogni forma di originale attaccamento al sano passato che resta e deve essere sempre una strada maestra, deve favorire l’incontro e lo scambio di opinioni senza scopo di lucro ma solo per raccontare ai posteri che c’è ancora qualcosa e qualcuno che hanno voglia di essere testimonianza”. Gaetana Aufiero ha voluto onorarci con le parole del grande Montale “Una cellula di miele da una sfera lanciata nello spazio” una sfera di calore e bellezza in un mondo che non sa più vivere”.  Questa l’impressione avuta da chi è stato presente ed ha raccolto i messaggi dei poeti, messaggi di varia natura secondo lo stato d’animo di chi ha recitato: tristezza, preoccupazione, ricordi, malinconia, ma anche messaggi forti dalla nuova generazione. Ad aggiudicarsi il premio di poesia più bella della serata è stata proprio una giovanissima poetessa col suo bimbo stretto al cuore, Carmela D’Antonio del Beneventano con i versi dedicati alla più grande sacralità delle nostre terre e della Grande Madre, il Grano, bistrattato e accusato ingiustamente dai moderni. Insegnante elementare, la poetessa porta il messaggio ai suoi giovanissimi alunni. Ecco le sue parole “Amo il dialetto, una lingua a tutti gli effetti , dove ogni termine racconta la storia di un popolo. Sento la necessita’ di approfondire , penso di aver trovato degli ottimi compagni di ventura, grazie a Franca Molinaro e ai Poeti della Grande Madre. Ancora mi sento frastornata dall’emozione per il vostro attestato di stima. Continuiamo a dare “dignità all’umanità delle marginalità”.
La giuria composta dall’Avv. Raffaele Beatrice, prof.ssa Luisa Fioretti, prof.ssa Annamaria Lombardi, musicista Daniela Vigliotta e dal prof. Paolo Saggese, ha carpito questo messaggio e, seppur con difficoltà, data la bellezza degli altri componimenti, le ha attribuito il premio. La poetessa ha ricevuto in dono un bellissimo quadro offerto dal pittore napoletano Edoardo Buccelli.  La serata è stata introdotta dal saluto del sindaco Giuseppe De Pasquale. Le letture poetiche si sono svolte in due tempi con uno stacco musicale di Salvatore Maiello con la sua bella voce accompagnata da chitarra classica. Ha aperto le letture Gaetana Aufiero con una toccante poesia di denuncia contro la guerra, contro l’umanità sorda e cieca di fronte ai bambini immolati sull’altare del terrore come agnelli al macello. Aniello Apicella ha narrato di un amore nato sotto le stelle rimarcando la tradizione armonica napoletana. Emidio Natalino De Rogatis, con un filo d’ironia, ha tracciato la figura del vecchio parroco del suo paese. Francesco De Ieso ha esordito con una archeo-poesia, la fontana con abbeveratoio, ricostruendo scene d’altri tempi. Luciana Esposito ha raccontato i ricordi di suo padre con dolcezza struggente. Costantino Firinu, con teatralità ha raccontato di una contrada all’arrivo del “sagnaporcelle”. Libero Frascione ha superato se stesso e, in uno studio accurato ha chiamato in causa tutte le erbe del suo territorio, Bisaccia battuta dai venti per dirla con Antonio La Penna, difatti tra le altre cita anche la Phlomis erba-venti, una Lamiacea che cresce sugli altopiani secchi e ventosi. Nicola Guarino, il poeta triste si ripropone con versi profondi che rimandano a interrogativi esistenziali, dualismi arcaici che l’uomo da sempre contiene. Giuseppe Iacoviello parla della magnanimità dei Sannicolesi ma conclude con amarezza che al Sud non c’è cultura. Vincenzo Panella allegramente veste i panni di San Pietro e immagina un Padreterno dubbioso, ben disposto ad ascoltar consigli. Salvatore Salvatore dedica il suo canto alle mani di un contadino intento ad intrecciare il grano per il giglio di San Rocco. Agostina Spagnuolo commuove il pubblico con il pianto di un vitellino portato al mattatoio, ma non è solo del vitello il pianto, è il dolore di sua madre che ha cresciuto quella creatura e ora la vede andare verso la morte e lei, bambina comprende quel terribile momento e se lo porta dentro finché non decide di raccontarlo per sanare il suo cuore ferito. Ecco l’aspetto catartico della poesia, ma niente può cancellare in un cuore sensibile, il dolore per la morte di ogni creatura di Dio. Cesare Ventre racconta di un amore perduto, del dolore della sua assenza, disegnando paesaggi della natura e dell’anima. Mario Vitale, il poeta signore, ad ogni verso racconta estasiato le bellezze della terra, della sua donna, della vita che sa cogliere negli aspetti migliori. Ha concluso il prof. Saggese con un accorato intervento ricordando un po’ tutta la strada percorsa in questi anni, dai primi quattro profili di poeti dialettali comparsi nella sua Storia della poesia irpina, attraverso i raduni, il concorso. Auspica ancora una volta una storia della poesia dialettale irpina, progetto ambizioso che chissà, forse un giorno potrà vedere la luce, intanto sul nostro blog troverete già una mappatura dei poeti dialettali irpini per paese, e un elenco di studiosi che in qualche modo hanno avuto contatto con la Grande Madre https://lagrandemadre.wordpress.com/poeti-dialettali/ . https://lagrandemadre.wordpress.com/ricercatori/
Un dibattito sulla poesia dialettale ha coinvolto i poeti e gli illustri ospiti tra cui l’antropologo Aldo Colucciello, lo scrittore storico Florindo Cirignano, la pittrice Antonietta Raduazzo, l’ingn. Rocco Di Pietro i rappresentanti dell’Università Popolare Irpina dott. Michele Ciasullo e prof. Antonio Morgante. La serata si è conclusa in modo superlativo con l’esecuzione dello Stabat Mater di Pergolesi, da parte dell’Orchestra Giovanile del Conservatorio Cimarosa, diretta dal Maestro Roberto Maggio, con le voci angeliche di Giuseppina Perna e Daniela Salvo.  Mentre in tutto il circondario minacciava neve, si è conclusa a Bonito una delle più belle manifestazione che la Grande Madre abbia mai organizzato.

 

Giornata Mondiale della Poesia e VIII Raduno dei poeti dialettali, un po’ di storia

DSC_0258Bonito 21 marzo 2018, Giornata mondiale della poesia e VIII Raduno dei poeti dialettali  franca molinaro
La Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall’Unesco nel 1999, da cinque anni si celebra a Bonito, istituita dall’Amministrazione De Pasquale, suggerita dal Centro di ricerca tradizioni popolari “La Grande Madre”, con la partecipazione del Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud. Quest’anno la manifestazione si arricchisce di un partner speciale di cui ci onoriamo particolarmente: il Conservatorio Cimarosa di Avellino con l’Orchestra Giovanile diretta dal Maestro Roberto Maggio, questo è stato possibile grazie alla violinista prof.ssa Patrizia Maggio che ha curato i rapporti con la scuola. A sostenerci, nelle necessità organizzative, come sempre l’ottima Amministrazione De Pasquale e la Casa Editrice Delta 3 di Silvio Sallicandro.  Il senso di questa giornata è il rinnovamento del patto di alleanza tra gli uomini saggi e sensibili: i poeti; per quel che ci riguarda abbiamo scelto di celebrare questa giornata con i nostri poeti dialettali provenienti da varie parti del Sud. Abbiamo quindi recuperato quel discorso avviato nove anni fa circa la poesia dialettale, unitamente al Centro di documentazione sulla poesia del Sud, proprio nel paese di Bonito, riproposto annualmente, prima a Vallesaccarda, poi a Montemarano. Lo scorso anno, per motivi indipendenti dalla nostra volontà, non abbiamo atteso all’appuntamento, diventato un atteso momento di ritrovo tra i cultori della poesia dialettale. Quest’anno abbiamo ritenuto opportuno riprendere questa attività e riproporla nel luogo dove è nata, Bonito, sede legale della “Grande Madre”, con un’amministrazione molto attenta alle attività culturali. Inoltre, l’ottimo responsabile al settore cultura, Valerio Massimo Miletti, con la sua partecipazione costante e fattiva ad ogni attività, facilita i compiti organizzativi e gratifica, con la sua disponibilità, il nostro lavoro. Dunque, con il 2018 siamo all’Ottavo Raduno dei poeti Dialettali, un bel cammino che nacque con la semplicità che ci ha sempre contraddistinto. Allora l’associazione non era ancora nata, tutta la mia attività a favore del dialetto si svolgeva nel Centro di documentazione sulla poesia del Sud dove trovavo totale condivisione in Paolo Saggese. Col professore si discuteva della poesia popolare irpina e della letteratura popolare, egli riteneva che questa Cenerentola del Sud meritasse di essere valorizzata. Allora io conoscevo pochi autori, Astrominica e Calabrese di Nusco, Salvatore di Carife, Antoniello di Torella, Famiglietti di Aquilonia, Barbone di Montella, Calabrese di Lioni. Pochi amici che volli riunire in quel primo appuntamento dove partimmo dalle origini andando a scoprire le filastrocche, ninne nanne, canti della tradizione; a questi facemmo seguire i cantastorie moderni come “Carmino Vacchella” e Paolino Minichiello; infine ci fu la recita dei moderni che dimostrarono come un filo legava le vecchie nenie alle nuove composizioni. Esempio altissimo, impostato sulla metrica tradizionale è la raccolta di Salvatore Salvatore “Marcoffio ‘ntà la luna”, ma anche Tullio Barbone con “E passa lo millennio”, mantiene lo stile della poesia popolare del Sud, dell’Irpina in modo particolare dove il canto trova perfetta armonia nella rima senza stridenti disaccordi nonostante l’impoeticità di certi dialetti. Dopo i primi raduni nacque il concorso dialettale passando da una dimensione provinciale a una nazionale fino a prendere respiro internazionale. L’idea era sempre quella di dare dignità ai dialetti, eravamo dei pionieri e nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla riuscita di tale attività. L’unità nazionale e poi i media avevano messo tutto l’impegno per cancellare i linguaggi locali, specificità immateriali dei popoli ma anche grave intralcio alla comunicazione in uno stato che doveva essere unito, almeno nelle intenzioni di chi volle tale condizione. Oggi c’è un gran parlare di dialetti, è una moda ormai, anche chi non ha mai scritto una parola in dialetto si cimenta a comporre due versi per non sentirsi da meno o forse perché realmente vuol dimostrare a se stesso che sa fare anche quello, ma va bene lo stesso, il nostro intento non era quello di esser ricordati per le gesta eroiche ma di ridare dignità ai linguaggi poveri. Una sera a un premio, un componente di giuria, nel commentare le qualità dei poeti dialettali, disse che erano doppiamente bravi perché dovevano prima saper scrivere la poesia e poi saperla tradurre. Abominevole, il povero professore non sapeva che chi scrive in dialetto, pensa in dialetto, immagina in dialetto, sente in dialetto, di conseguenza scrive i suoi versi in dialetto. Insomma ce ne erano di cose da far capire a chi si occupava di dialetto, occorreva un impegno non indifferente ma lentamente siamo arrivati ad oggi e nessuno si ricorda più di quella prima esperienza di studio a Bonito, quando mettemmo insieme un pugno di timidi autori. Oggi arrivano elaborati di poeti da tutti i continenti, per partecipare al concorso; per il raduno abbiamo dovuto fermarci ai primi venti prenotati per poter garantire ad ognuno un tempo sufficiente per presentarsi e leggere un proprio testo. I poeti partecipanti all’Ottavo Raduno sono: Gaetana Aufiero da Avellino, Aniello Apicella e Luciana Esposito da Salerno, Giovanni D’Amiano e Giuseppe Vetromile da Napoli, Carmela D’Antonio, Angela Ragusa, Francesco De Ieso e Vincenzo Panella da Benevento, Emidio Natalino De Rogatis e Nicola Guarino da Teora, Carmen De Vito da Avellino, Costantino Firinu dalla Baronia, Libero Frascione da Bisaccia, Grazia Mazzeo da Candela, Anna Maria Renna da Prata P.U., Salvatore Salvatore da Carife, Agostina Spagnuolo da Capriglia Irpina, Cesare Ventre di Bellizzi Irpino, Mario Vitale da Grottaminarda. La serata sarà introdotta dal saluto del sindaco Giuseppe De Pasquale alle ore 17, nel convento di Sant’Antonio da Padova, sala del convitto, seguiranno le letture poetiche e le considerazioni di Paolo Saggese. Alle 20,30, nella sala superiore del convento, l’Orchestra Giovanile del Conservatorio Cimarosa eseguirà lo Stabat Mater di Pergolesi con il soprano Giuseppina Perna e il Mezzosoprano Daniela Salvo. Seguirà la consegna di un pensiero offerto dalla Grande Madre e dalla Delta 3 Edizioni, e la premiazione della più bella poesia della serata.

21 marzo 2018 Giornata Mondiale della Poesia e VIII Raduno dei Poeti Dialettali

raduno 201821 marzo 2018 a Bonito Il Comune di Bonito, il Centro di Ricerca tradizioni popolari “La Grande Madre”, il
Conservatorio di Musica D. Cimarosa (AV), il Centro di documentazione sulla poesia del Sud, la Delta 3 Edizioni, in occasione della Giornata Mondiale della Poesia istituita a Bonito cinque anni fa secondo indicazioni UNESCO, organizzano 21 marzo 2018, ore 17,00, presso il Convento Sant’Antonio da Padova, l’Ottavo Raduno dei poeti dialettali. Segue lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi eseguito dall’Orchesta Giovanile del Conservatorio Cimarosa Avellino

Programma:
Ore 17,00: Saluto del Sindaco Giuseppe De Pasquale, Letture poetiche a cura degli autori: Gaetana Aufiero, Aniello Apicella, Giovanni D’Amiano, Carmela D’Antonio, Emidio Natalino De Rogatis, Carmen De Vito, Francesco De Ieso, Luciana Esposito, Costantino Firinu, Libero Frascione, Nicola Guarino, Grazia Mazzeo, Vincenzo Panella, Anna Maria Renna, Salvatore Salvatore, Agostina Spagnuolo, Cesare Ventre, Giuseppe Vetromile, Mario Vitale. Conclusioni di Paolo Saggese CDPS.
Ore 20,30: Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi eseguito dall’Orchestra Giovanile del Conservatorio D. Cimarosa (AV), Tutor Patrizia Maggio, Simone Basso, Carmine Laino
Soprano Giuseppina Perna, Mezzosoprano Daniela Salvo. Dirige il Maestro Roberto Maggio
Coordinamento di Franca Molinaro “Grande Madre”.