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Monthly Archives: May 2019

Rosa dei vincitori del Concorso biennale internazionale “Echi di tradizioni 2019”

premioFranco Francione (RN), Rosaria Lo Bono (PA), Italo Dal Forno (VR), Enzo Presutti (AQ), Silvio Falato (BN), Grazia Mazzeo (FG), Alberto Pattini (TN), Annalisa Pasqualetto Brugin (VE), Emilia De Vecchis (AQ), Adriana Pedicini (BN), Enrico Sala (MB), Nerina Ardizzoni (FE), Gennaro Flora (NA), Nunzia Zingale (CT), Luigi D’Agnese (AV), Antonia Bertocchi (BG), Francesco Mazzitelli (RC),  Lidia Santoro (BN), Sonia Boffa (RM), Antonia Stringher (VR), Laura Bertolini (California), Angelo Vella (Germania), Carmela Marino (Svizzera), Marco Fontanella (SA), Antonella Quaranta (SA), Ylenia Maria De Pascale (AV), Classe III Scuola Primaria Istituto Comprensivo O. Fragnito S. Giorgio la Molara (BN), Rosa Maria Teresa Canepa (GE), Brunella D’Angelo (CS), Rocco Tassone (RC), Nerina Poggese (VR), Antonella La Frazia (BN), Emilio Mariani (AV), Gaetano Catalani (RC), Rita Frusciante (VI), Rocco Di Pietro (AV), Giuseppe Iacoviello (AV), Mario Adami (VR), Carmelo Morena (RC), Anna Maria Lavarini (VE), Benedetto Bagnani (RM), Agnese Girlanda (VR), Gianni Pisoni (BR), Michele Vinci (TA), Concetta Iannella (BN), Nicola Guarino (AV), Goffredo Gnerre (BN)

Premio alla Memoria
Alfredo Giovine (BA)

“I sentieri della libertà” in Mugello di franca molinaro

59719821_2418116381585068_1192814226003984384_nQuotidiano del Sud 13 maggio 2019 – La giornata è uggiosa, il meteo ha messo neve sul Mugello, ma non posso perdere questa occasione, ho solo un giorno, poi devo raggiungere Firenze per l’appuntamento annuale con la collettiva d’arte dei Salesiani. Ci alziamo all’alba e scrutiamo la cima dell’Appennino Tosco Emiliano immersa nel grigio plumbeo del temporale. Ci avventuriamo comunque e, dalla piana di Luco, in Borgo San Lorenzo, per la S.S. 447, ci avviamo verso il monte. I campi, modesti appezzamenti, molto simili ai nostri campi irpini, sono colorati da un rosa diffuso che attrae la mia curiosità di naturalista e il mio estro di pittore. È il Lychnis flos-cuculi, fior di cuculo, una cariophillacea poco infestante dalle nostre parti ma qui colora totalmente le terre con un delicato velo sericeo. Su di essa, solitamente, si trova la schiuma della sputacchina, la larva dell’insetto Philaenus spumarius chiamata anche saliva di cuculo, da ciò il nome comune e scientifico. In questo periodo, dalle nostre parti, infesta le rosette di cicoria, i carciofi ed altri cuori di ortaggi tanto da rendere repellente la raccolta. Lungo i cigli della strada ci accompagna la fioritura dell’Euphorbia cyparissias, con le sommità giallo limone. Mano mano che ci inoltriamo nel bosco di faggi, la vegetazione diventa meno ricca, spumeggiano i corimbi dell’arabetta, Arabis alpina, ormai sfiorita sulle nostre montagne, serpeggia qua e là l’Ajuga reptans, a ciuffi si inerpica tra le rocce la Saxifraga rotundifolia. Poche felci vibrano al minimo alito di vento. Il verde tenero della faggeta è macchiato da colori più scuri, l’opera di rimboschimento del secolo scorso, anche qui ha forzato il naturale equilibrio di un ecosistema. La strada asfaltata termina in una radura presso il Passo della Sambuca, siamo sul versante destro della Valle di Rovigo, comune di Pelazzuolo sul Senio. I cartelli segnalano cinghiali, cervi, daini e caprioli. Le rocce nude mostrano la loro struttura a strati marnoso arenacei dai toni delle ocre e delle terre, differenti dalle nostre arenarie rossicce con clasti più chiari. Queste pietre coi loro colori caldi le ritroviamo poi nei muri degli edifici, delle case e delle chiese, caratterizzando il paesaggio mugellese. Dalla radura, per fare il giro dell’Altello si impiegano tre ore, rigorosamente a piedi e per sentieri anche sconnessi. Io mi attardo ad osservare le erbe per individuarne la specie ma i compagni di viaggio mi sollecitano perché il tempo non promette nulla di buono.59757711_2418116588251714_8925590181717737472_n

Si scende in fretta verso la cascata dell’Abbraccio dove un affluente del Rovigo ha scavato il suo corso nella roccia friabile creando caverne e saltando rumorosamente sugli strapiombi. Tracce di civiltà passata si individuano nei ruderi di edifici e di mulini. Nel prato mi attrae un grosso cespuglio verde dalle foglie giganti, corro ad osservarlo pensando di aver incontrato un rabarbaro e invece scopro che è una specie di bardana, Arctium tomentosum, entità  colossale coperta da un morbido e bianco tomento. A metà strada, un rifugio alpino, “I Diacci”, offre ospitalità, una tisana calda, il fuoco acceso e un ambiente familiare. I padroni accolgono tutti con grandi sorrisi e dolci ancora fumanti. Gli ambienti sono ricavati da vecchi edifici, lasciando a nudo quei particolari che li rendono unici, le massicce travi di legno, le pietre squadrate del pavimento, gli architravi. Mentre riprendiamo temperatura si alza nell’aria il vapore dei nostri abiti che asciugano. La pioggia diventa più insistente, siamo a piedi e non v’è altra soluzione, bisogna rientrare.59295544_2418117684918271_3816796290444951552_n

Affrontiamo con serenità e pazienza il cammino tutto in salita mentre la pioggia si trasforma in grandine prima e poi in neve. I tuoni si richiamano da un capo all’altro del cielo, la strada è un fiume in cui immergiamo gli scarponi, la nebbia avvolge la valle che scompare sotto i piedi, ogni cosa è madida, si ode solo il rumore assordante del temporale, è scomparso anche il cinguettio degli uccelli. Questi itinerari che io ho percorso da turista naturalista, sono “I sentieri della libertà”. Periodicamente si organizzano manifestazioni, passeggiate, corse, per non dimenticare. La zona è nella Linea Gotica, settanta anni fa in questi luoghi difficili e ostili vi abitavano moltissime famiglie, in particolare contadini, che vissero in prima persona e duramente il passaggio della guerra. Sono i luoghi dell’orrore, del sangue, della morte, su cui, i nostri fratelli partigiani costruirono questa Italia che andiamo sfaldando. La differenza tra questi luoghi e la nostra Irpinia è proprio in questo, la guerra a Sud fu vista di striscio, con qualche violenza, con abusi vari, sequestro di beni, ma le famiglie non erano impegnate in prima linea, avevano solo i soldati al fronte e, purtroppo, dalla parte sbagliata. Qui, nel Mugello, si fece la Repubblica. Oggi, percorrere questi sentieri che collegano i borghi, le case, le vette e le vallate non è solo un modo per trascorrere piacevolmente alcune ore tra i boschi, è l’occasione per riflettere sul nostro passato prossimo, per ricordare tutti coloro che si sono sacrificati per un mondo più libero e pacificato. È opportunità per ascoltare le voci delle anime imprigionate tra le spine dei rovi, che mai hanno trovato pace, le consola il cimitero e il ricordo poi della gloriosa Brigata Garibaldi. La natura che tutto travolge, avvolge, bonifica, ha bevuto il sangue di quegli uomini, ha partorito fiori sulle sciagure, ha ricoperto le radure e fatto germogliare le erbe là dove le bombe bruciavano ogni cosa. Chi passa sulla Linea Gotica non riconosce i luoghi dell’orrore, ma la gente di questi luoghi provvede a ricordarlo, lo fa il CAI con i suoi sentieri segnalati, lo fanno gli ultimi partigiani e i figli e i nipoti, ogni anno. Se la festa della Liberazioni per noi del Sud è un’occasione per gite fuori porta, per questa gente è il momento di ritrovarsi e ricordare, cantare “Bella ciao”, discutere.
Non si comprendono le cose se non si vivono e noi non comprendiamo, ma forse anche l’Irpinia potrebbe riscoprire una memoria sopita, un poco più lontana, quella tanto discussa dei briganti.

Firenze: Maggio Salesiano 2019. Mostra d’Arte, Forma e Colore IX Ed. “Amore, principio e anima dell’universo” – Franca Molinaro

59533238_2226312770769628_387798842038288384_n.jpg– L’amor che move il sole e l’altre stelle (Paradiso, XXXIII, v 145)-
Nell’ambito del Maggio Salesiano a Firenze, torna la mostra d’arte organizzata dagli infaticabili Adriana D’Argenio e Rino Radassao, nei locali della libreria Gioberti, visitabile tutti i giorni dal 6 al 26 maggio. Ventiquattro gli artisti che espongono , tra cui chi scrive: Edoardo abruzzese, Eleonora Cantini, Roberta Caprai, Mauro Castellani, Filippo Cianfanelli, Carla Croci, Adriana D’Argenio, Mimma Di Stefano, Mara Faggioli, Anna Maria Fornaciari, Paola Gabbanini, Carlo Gioia, Angela Giuliani Perugi, Elena Migliorini, Franca Molinaro, Margherita Oggiana, Elisabetta Paci, Maria Luisa Pedone, Fabio Pucci, Carmen Radassao, Pia Ranzato, Pier Nicola Ricciardelli, Angelo Rizzone, Renzo Braci.
Come ogni anno, ha presieduto l’inaugurazione Mons.  Timothy Verdon, Storico dell’Arte, Direttore dell’Ufficio di Arte Sacra e Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Firenze; Eugenio Giani, Presidente del Consiglio Regionale della Toscana; Giovanni Serafini, Storico dell’Arte e autore delle note critiche del catalogo; don Karim Madjidi Direttore dell’Opera Salesiana di Firenze; il sindaco di Firenze Dario Nardella;  Maria Federica Giuliani Presidente Commissione Cultura e Sport del comune di Firenze,  Caterina Nannelli,, Pres. Commissione Cultura Quartiere 2. Madrina della mostra, come ogni anno, Amalia Ciardi Dupré, scultrice proveniente da antica famiglia di artisti.
Il tema della mostra è l’amore, “L’amor che move il sole e le altre stelle”, versi conclusivi della Divina Commedia. Dante si trova nell’Empireo, un cielo infinito colmo di luce e di amore. È il cuore del Paradiso dove è Dio nella sua essenza, insieme agli angeli e ai beati. Si compie così la visione dell’Assoluto e la sua perfezione  immobilizza Dante tanto da impedirgli di riferirne l’esperienza. Giunto alla fine del viaggio, poi, rivela di aver visto nella luce divina tre cerchi di colore differente, questi rappresentano le tre persone della Trinità, e nel secondo intravede un’immagine umana, la natura umana di Cristo. Dante vorrebbe capire, ma la sua intelligenza umana non lo permette, è qui che interviene la grazia che gli consente di assaporare la beatitudine e l’armonia nella perfezione dell’Altissimo.
Dio, anima mundi, è motore immobile cui ogni cosa tende e da cui ogni moto è generato, nell’infinità del cosmo, nel moto variato delle sfere.  Moto generato nella discesa da Dio alla materia e all’uomo stesso, moto creativo se procede nel raggio del Padre. Si crea per amore, si dà vita per amore, si vive per amore, si muore affinché la specie si rinnovi rafforzando gli alleli.
Nella naturale ciclicità delle stagioni, la Madre Terra ripete l’interminabile atto creativo, con infinito amore abbraccia e trasforma, ridona la vita. Così, nel divenire perpetuo universale muoiono le stelle e altre nascono per ornare ed onorare il firmamento. Cos’è l’uomo tra le mille forme vitali che in sembianze sconosciute popolano il cosmo? L’uomo è un flusso di energia, di amore, se sceglie la via della luce, del perfezionamento, della ricerca interiore. È anche buio se sceglie la via del male, dell’odio, della violenza, dell’incomprensione. L’artista dovrebbe essere colui che, attraverso un cammino iniziatico, sofferto e sperimentato, riesce a conferire all’arte la funzione catartica. Purificata, l’anima nuda è capace di riflettere la luce dell’altissimo e renderne i riverberi. L’artista vero è sempre in cammino, la qualità della sua opera si apprezza di là dalla capacità tecnica, dalla sua tensione interiore, dalla capacità di elevarsi ed esplorare  sempre in nuovi orizzonti o abissi interiori. Nella mostra organizzata da Rino e Adriana, si nota, anno per anno, un nuovo orizzonte, un nuovo livello espresso con forme e tecniche diverse. Dietro l’impulso sacro della creazione, prendono vita opere di notevole interesse artistico-intellettuale. È chiaro che ognuno ha i suoi tempi, la sua maturità, ma quello che conta è, come nella vita, l’impegno sincero nell’atto creativo, il resto lo stabiliranno i posteri.