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LE CAUSE PSICOSOCIALI DEL SUCCESSO DELLA WICCA NEL MONDO OCCIDENTALE-Prof. Giovanni Pellegrino Prof. Ermelinda Calabria

downloadIn quest’articolo prenderemo in considerazione le cause psicosociali del successo della Wicca nel mondo occidentale, successo che nessuno può mettere in dubbio. Infatti, gli studi dei sociologi della religione, le statistiche, dimostrano che dal 1980 il numero degli adepti della Wicca è fortemente aumentato in tutto il mondo occidentale: tale aumento è senza dubbio inferiore al reale aumento dei wiccan poiché molti di loro preferiscono mantenere segreta la loro appartenenza a tale religione. In sintesi neppure i più importanti esponenti della Wicca sono in grado di sapere quanti sono realmente i wiccan anche perché esiste la pratica dell’auto iniziazione. Premesso ciò citeremo le cause psicosociali dell’aumento dei wiccan : la forte ansia sociale , la difficoltà di reggere i ritmi frenetici del mondo moderno, il desiderio di esplorare la dimensione soprannaturale, il boom della magia , la crisi della religione cristiana, il dilagante successo del movimento new age, l’amore per la natura e per l’ambiente.
Per quanto riguarda la forte ansia sociale dobbiamo dire che l’angoscia esistenziale affligge moltissimi individui. Per molti la nostra società, definita dai sociologi eraclitea, è caratterizzata da mutamenti sociali rapidissimi e difficilmente prevedibili, per questo motivo nel mondo contemporaneo regna incontrastata una fortissima instabilità che riguarda sia la sfera pubblica sia quella privata. In una situazione psicosociale di questo tipo può essere utile affacciarsi a una nuova dimensione esistenziale, entrare a far parte dell’universo neopagano può essere un modo per sconfiggere l’angoscia e l’ansia esistenziale. Inoltre molti entrando nella Wicca riescono a stabilire nuovi legami interpersonali molto forti. Gli adepti della wiccan sono soliti praticare le arti divinatorie e l’astrologia, in una società in cui il futuro è sempre più incerto,  il cercare rifugio nell’astrologia e nella divinazione può sembrare a molti una via di scampo di notevole portata.
Per quanto concerne il desiderio di esplorare la dimensione soprannaturale è cosa anelata fin dai tempi della preistoria. Oggi molti individui cercano di avere contatti con la dimensione soprannaturale aderendo alle nuove religioni e ai gruppi magici ivi compresa la Wicca. Secondo la Wicca è possibile dimostrare in maniera scientifica l’esistenza della dimensione soprannaturale e stabilire quali sono le leggi e i principi che regolano tale dimensione. Dobbiamo anche tenere presente che per la Wicca i confini esistenti tra la dimensione naturale e quella soprannaturale sono molto meno netti di quanto sostiene la religione cristiana . Per fare un  esempio concreto, i wiccan sostengono che esistono i rappresentanti del Piccolo Popolo (fate, gnomi, elfi) i quali sono esseri soprannaturali con cui è possibile entrare in contatto. Come si evince da quanto detto la sfera del soprannaturale s’interseca abbastanza facilmente con quella del naturale.  Per i wiccan, nei rituali, la dea prende possesso del corpo delle sacerdotesse annullando momentaneamente la distanza  tra gli esseri umani e la divinità. Tornando a parlare del Piccolo Popolo i wiccan sostengono che essi vivono in un’altra dimensione detta Terra di Mezzo, dove  esistono delle finestre che uniscono la dimensione materiale con la Terra di Mezzo cosicché gli esponenti del Piccolo popolo possono entrare nella nostra dimensione e vivere in essa anche per lunghi periodi stabilendo rapporti con gli esseri umani. In conclusione  i wiccan hanno maggiori possibilità di esplorare la dimensione soprannaturale rispetto agli altri credo. Un’altra causa psicosociale dell’aumento del numero dei wiccan è l’ innegabile boom della magia nel mondo occidentale. Mentre in passato la magia era un fenomeno soprattutto  rurale, nel mondo contemporaneo la magia è presente fortemente anche nelle metropoli, infatti le popolazioni urbane di fronte all’imponderabile che quotidianamente sono costrette ad affrontare si rivolgono alla magia nella convinzione che i poteri magici possano loro permettere di riprendere il controllo degli avvenimenti esterni. Appare chiaro che in una situazione di questo tipo si favorisce l’aumento del numero dei wiccan. La Wicca è una religione magica che attribuisce ad essa  una dignità e un prestigio molto forte, poiché i poteri hanno origine dalla Dea. In sintesi per i wiccan la magia non è solo un mezzo per risolvere i problemi ma è anche il mezzo più efficace per adorare la Dea. Il successo della Wicca deriva anche dal desiderio di vivere in un universo magico nel quale è possibile sconfiggere l’angoscia esistenziale .
Una delle principali cause del successo della Wicca nel mondo occidentale deve essere considerata la crisi della religione Cristiana che diventa sempre più profonda col passare degli anni. Tale crisi è dovuta sia a cause endogene  sia a cause esogene.

Le principali cause endogene sono: la scarsa disciplina interna, i livelli di ortodossia, l’indifferentismo religioso e l’ analfabetismo religioso. Per quanto riguarda le cause endogene le più importanti sono: l’intenso proselitismo di alcune religioni, i messaggi lanciati da molti mass media e la mentalità che caratterizza il mondo moderno dal 1960 in poi, l’innegabile crisi della religione cristiana non poteva non favorire il successo di una religione magica come la Wicca perché la Bibbia condanna duramente tutti i tipi di magia.
Vediamo ora  quali vantaggi specifici ha avuto la Wicca dalla crisi della religione cristiana. In primo luogo molti wiccan hanno avuto la possibilità di uscire allo scoperto cosa che sarebbe stata impossibile o per lo meno molto difficile se la Chiesa Cattolica avesse avuto lo stesso potere politico sociale culturale e psicologico che poteva vantare fino al 1950.  In secondo luogo la Wicca è una religione magica che si caratterizza per una forte carica polemica nei confronti della religione cristiana. Appare evidente che se la religione cristiana non attraversasse una gravissima crisi, la violenta polemica anticristiana della Wicca avrebbe determinato una reazione da parte degli esponenti del mondo cristiano che avrebbe causato seri problemi ai wiccan. In terzo luogo la scarsa coerenza comportamentale della maggior parte dei cristiani ha fatto il gioco della Wicca che ha potuto mostrare l’incoerenza comportamentale della stragrande maggioranza dei cristiani che molto spesso danno un contro testimonianza notevolmente dannosa.
Un’altra importante causa psicosociale del successo della Wicca nel mondo occidentale è la forte esplosione del movimento New Age il più importante movimento neopagano mondiale. Non possiamo in questa sede descrivere le principali caratteristiche del movimento new age per ragioni di spazio per questo motivo ci limiteremo a evidenziare il mondo in cui il new age ha favorito la diffusione della Wicca.
In primo luogo sia il New Age sia la Wicca si propone di far ritornare in auge il paganesimo e di sconfiggere la religione cristiana ritenendola non adatta alle esigenze dell’uomo contemporaneo.
In secondo luogo entrambi i gruppi pagani ritengono che la divinità più importante siano divinità di sesso femminile.
In terzo luogo entrambi i gruppi attribuiscono grande importanza all’esistenza dei rappresentanti del Piccolo Popolo e affermano di avere frequenti contatti con essi . Esistono poi molte altre dottrine e idee accettate da entrambi i movimenti religiosi neo pagani che non prenderemo in considerazione in questa sede .
Concludiamo il nostro discorso sulle cause psicosociali del successo della Wicca nel mondo occidentale, mettendo in evidenza che il forte amore per l’ecologia e per le tematiche ambientaliste presenti nella Wicca ha contribuito notevolmente all’aumento dei wiccan poiché nel mondo contemporaneo esiste una fortissima tendenza a dare importanza alla difesa dell’ equilibrio degli ecosistemi cosicchè tutti quei gruppi che si fanno portavoce della difesa dell’ ambiente ottengono un fortissimo consenso sociale a tutti i livelli .

Fimmini tennari comu i Petri – di Carmen Tassone – Reggio Calabria

83979768_2668281993247542_7939687207789395968_n.jpgOggi ho ripensato alle fiabe che mi raccontava mia nonna, a volte scorci di vita vissuta di persone a lei care, o della gente del suo paese di montagna dove abitava. Era solita parlarmi della “Cavalera” o della “Carabinera” da Briganta” la Mascia” o Maiscia” era il modo di equiparare il lavoro di padri o mariti alle donne, mettendole sullo stesso piano degli uomini, a volte e spesso anche oltre, visto che loro erano e sono un validissimo aiuto per i consorti. Cosa che il cosiddetto progresso ancora oggi dopo più di cento anni dalla nascita della mia nonna… Stenta a considerare normalità morale, o superiorità Sacra, visto che a dare la vita siamo sempre noi. Nei suoi racconti di vita c’era un non so che di soporifero, la descrizione dei luoghi ti catapultava dentro dimensioni lontane e vivide allo stesso tempo, “quandu inchianai alli prunari” passai i petra” c’era na vota lu Rre i l’aqquazzina” u tripu di Fati, eccetera… Ad un certo punto io mi addormentavo, e viaggiavo in questi posti dimenticati dai più e incontravo “a Papissa” a Bersagliera” a ‘ngrisa”a guccera” e queste donne mi indicavano luoghi, o mi parlavano con parole che io non capivo, ma che poi avrei riportato fedelmente alla nonna. Erano le Donne le eroine dei racconti, più raramente gli uomini, che spesso emigravano e dopo essersi fatti una nuova famiglia in America, non tornavano più, poi, dopo che le lettere tornavano indietro per qualche anno le donne li davano per morti, smettendo così di nominarli per sempre. Erano le Amazzoni del tempo, dalla tempra dura come il granito o il marmo delle nostre montagne “o come diceva la nonna” seranu fatti tennari comu i Petri. Le riconoscevi da come vestivano e sapevi da dove venivano” i Prunarisi i muccaturi jancu”metre di Petra “u muccaturi puru turchjinu” nigru i Gijusani” e culuratu i Todarisi”. Donne forti, che viaggiavano anche di notte, per portare olio o grano alla Serra ed essere lì la mattina presto sul posto. Mentre le donnine tutta chiesa, non meritavano un soprannome, esse rimanevano le figlie di…!!! Non erano Amazzoni pronte a scannare un brigante per salvare la capra, che dava da vivere alla famiglia…Femmine che non ci sono più, Femmine ribelli con la brace al posto del cuore, Femmine che meritano di essere ricordate, e onorate, perché non debbono morire mai, altrimenti lascerebbero il vuoto totale e nessun esempio da ricordare, da cui imparare.

SANT’ANTONIO DEL FUOCO di Maria Ivana Tanga

immagini.quotidianoNel cuore dell’ inverno, il 17 gennaio, sul far della sera, i cieli di mezza Europa si illuminano  delle fiamme e delle luci dei  ‘faoni’, grandi  ‘falò’ dedicati a Sant’ Antonio abate, nume tutelare degli animali domestici, paladino della lotta alle tentazioni e al demonio. Il suo protettorato è legato, in modo particolare, al maiale. Tanto che, un tempo, in Irpinia, le immaginette raffiguranti il Santo eremita in compagnia di un maialino, venivano appese nelle stalle a protezione degli armenti.

Santo amato, amatissimo da generazioni di pastori e contadini, i quali, nelle fiamme dei falò, vedevano bruciare le paure, le ansie quotidiane represse. Fuochi comunitari intorno ai quali si ricompatta la collettività, in una grande corale identitaria. Fuochi purificatori che scacciano il maligno e la malasorte, che esorcizzano calamità e carestie, epidemie e malattie. Eh sì, perché Sant’ Antonio è anche e soprattutto un grande Santo taumaturgo. ‘La tipologia del rito di accensione dei fuochi invernali di Sant’ Antonio è ricchissima – afferma l’antropologo Alfonso Maria Di Nola – poiché esprime insieme, la funzione lustrale attribuita al fuoco e gli effetti apotropaici di allontanamento di diavoli e streghe, di morti e malattie’. Tanto è vero che da noi, a Vallata, la cenere dei ‘faoni’ veniva sparsa sui campi e nelle stalle a protezione dei raccolti e degli armenti.

‘Sant’Antuone, teccute ‘o viecchio e dacce ‘o nuovo’ recita un antico adagio di Nusco, in Alta Irpinia. Un detto, questo, che conferma il ruolo di ‘traghettatore’ del Santo eremita dalla stagione invernale a quella primaverile. Del resto, il 17 gennaio può essere considerata una data ‘ponte’ tra l’inverno e la primavera.

Nella nebulosa di leggende e credenze che avvolge la figura del Santo anacoreta è possibile rintracciare numerosi elementi che ci riportano ad un tempo remoto, ad un mondo arcaico, pre-cristiano. In particolare, a quella liturgia ‘agraria’ che contemplava rituali ‘purificatori’ incentrati sul culto del fuoco e sui sacrifici animali. Rituali, questi, tipici dei periodi di ‘passaggio’, come ci ricorda il Van Gennep nel suo fondamentale saggio ‘I riti di passaggio’.
Uno di questi riti di passaggio, le cosiddette ‘Feriae sementinae’ dedicate a Cerere, erano celebrate dai romani antichi a fine gennaio, con l’accensione di grandi falò e l’uccisione rituale di una scrofa gravida, la cosiddetta ‘porca praecidanea’.

Il fuoco e il sangue: elementi purificatori per eccellenza, li ritroviamo, ancora oggi, nei rituali di ‘passaggio’ dedicati a Sant’ Antonio abate. Ricordiamo come, anticamente, il giorno di Sant’ Antonio, in Irpinia, era dedicato al ‘sacrificio’, alla macellazione del maiale. Operazione che terminava con un grande banchetto comunitario a base di peperoni e carne di maiale, la cosiddetta ‘fressola’ e fegato di maiale avvolto nella ‘zeppa’ e foglie d’ alloro, cotto in un tegame di terracotta posto accanto al fuoco.

Il legame tra il Santo, nemico acerrimo del male e delle tentazioni, e il paganissimo figlio di Maia (una delle sette ninfe figlie del dio Atlante), animale ritenuto ‘impuro’ dalle tradizioni religiose monoteiste, più prossimo ad una dimensione ‘luciferina’, è quanto mai intrigante ed ambiguo. ‘L’ alleanza di Sant’ Antonio con il maiale coniuga, nella fantasia popolare, i bisogni primari con i sogni proibiti dei poveri’  così Matilde Passa, nel saggio ‘Lacrime e sangue’. ‘Abitante della linea di confine che separa la Cultura dalla Natura – scrive Paolo Scarpi – il maiale è mediatore tra la vita e la morte, vittima sostitutiva dell’ uomo stesso’ (da ‘Il senso del cibo’). Caro alle Grandi Madri mediterranee, il maiale verrà immolato, per secoli, sugli altari della dea del grano e della Natura. Per l’antropologo svizzero James Frazer, il maiale caro a Demetra era una delle incarnazioni dello ‘spirito del grano’.

Animale ‘totem’ del mondo contadino, presso le società agro-pastorali il maiale era particolarmente considerato, in quanto ritenuto una preziosa fonte di cibo e di proteine.

Fino al secolo scorso, era possibile incontrare per le strade del nostro sud contadino un maialino con al collo una campanella, era questo il cosiddetto ‘maialino di S. Antonio’, retaggio del rito pagano del ‘verro sacro’, del ‘ver sacrum’. Allevato comunitariamente a spese di tutto il paese, il maialino, trascorso l’ anno d’ ingrasso, veniva venduto. Un’ usanza questa di allevare un maialino ‘comunitario’ che, secondo Di Nola, aveva effetti propiziatori per l’ intera koinè.

Inoltre, con il suo lardo, anticamente, si curava l’ herpes zoster, anche detto ‘fuoco di S. Antonio’ o ‘ignis sacer’. ‘Il porco sarebbe, quindi, connesso a una duplice sacralizzazione, una di tipo devozionale, l’ altra sacrale-terapeutica’ osserva Alfonso Maria Di Nola.

Il Santo, il fuoco, il maiale: come non avvertire l’ eco di un tempo lontano, retaggio di un passato che affonda le sue radici nell’ alveo fecondo della mediterraneità.

Il 17 gennaio segna anche l’ inizio del Carnevale: ‘chi Carnual bbun vole fa, ra sant’ Antune adda accumenzà’, ‘chi vuole fare un buon Carnevale, da Sant’ Antonio deve iniziare’. Strano destino per il Santo che aveva fatto dell’ ‘ascetismo’ la sua pratica di vita!