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Il sincretismo religioso del movimento New Age prof.ssa Ermelinda Calabria, prof. Giovanni Pellegrino

download.jpgIl sincretismo religioso è  una delle peculiarità che il New Age condivide con le  nuove religioni. Gli Acquariani  sostengono  che nessuna delle religioni del passato può essere considerata l’unica depositaria della Verità, l’unica via valida per giungere a Dio.  Secondo i New ager l’unico dogma religioso certo è che per qualsiasi credo è impossibile giungere a una verità totale e sicura a maggior ragione se tali religioni affermano di fondarsi su una rivelazione trascendentale come il cristianesimo e l’ islamismo. Il sincretismo degli Acquariani nasce principalmente dalla convinzione secondo cui: dal momento che nessuna religione possiede il monopolio della verità bisogna conoscere tutte le maggiori religioni esistenti al mondo per essere in grado di scegliere gli elementi di ogni singola religione degni di essere considerati veri.

Per dirla in altro modo il movimento New Age pensa che per non invischiarsi nel dogmatismo bisogna conoscere molte dottrine religiose alfine di cogliere l’essenza di ciascuna di essa. Questo tipo di visione religiosa non può che portare a un forte soggettivismo religioso dal momento che per gli Acquariani l’individuo deve ritenersi libero di decidere  e senza sottostare a nessuna autorità esterna, quali elementi delle varie religioni debbano essere considerati essenziali.

In sintesi il fine ultimo del movimento New Age è quello di realizzare nella Sovrareligione mondiale tipica della nuova era  la sintesi di tutte le religioni che li hanno preceduti cercando di cogliere il nucleo di ognuna di esse . Questa visione religiosa, non solo porta ad un soggettivismo religioso estremizzato, ma porta anche a un modello di religiosità selvaggia e incontrollabile nel quale i dogmi perdono gran parte della loro forza e della loro ragione di essere.  Il sincretismo religioso acquariano è anche una conseguenza dell’influenza che lo Gnosticismo esercita nell’ universo del New Age . Possiamo addirittura affermare che dell’ antico Gnosticismo il New Age mantiene in primo luogo il sincretismo religioso in tutta la sua essenza .

L’antica frase degli Gnostici “Trova ciò che è bene per me lì dove lo cerco” viene riadattata dagli Acquariani nella formula “ Non è importante quello in cui credete basta vada bene a voi” ( tale formula è la massima espressione del soggettivismo religioso ). Come gli antichi Gnostici costruivano il loro edificio dottrinale traendo spunto dal Cristianesimo, dalla mitologia greca e da quella Iraniana allo  stesso modo il movimento New Age prende spunto dallo Sciamanesimo, dallo Spiritismo, dalle religioni Amerindie dall’ Induismo dal Buddismo e dal Cristianesimo.

Appare dunque evidente che il movimento New Age è profondamente influenzato dallo Gnosticismo cosicchè la famosa massima degli Gnostici dei primi secoli: “Io prendo il mio bene dove lo trovo” viene adattata dagli Acquariani utilizzando la altrettanto famosa massima:” Non importa ciò in cui credete dal momento che per voi funziona “: Ma in definitiva qual’è l’ obiettivo ultimo che si propone il movimento New Age col suo sincretismo religioso e col suo soggettivismo estremo?
In estrema sintesi possiamo dire, a nostro personale parere, che il movimento New Age vuole condurre l’uomo a un punto che non aveva mai raggiunto nella sua storia ovvero alla sommità di una nuova torre di Babele religiosa. In altri termini il New Age sostiene che l’uomo deve costruire con le sue proprie forze una religione personale una religione completamente a misura d’uomo. Gli storici delle religioni e i sociologi della religione sostengono che gli Acquariani, alla religione di un Dio divenuto uomo, preferiscono quella dell’uomo che diventa Dio. Infatti per il New Age l’uomo possiede una natura divina e deve diventare consapevole di tale natura utilizzando varie tecniche proposte dal movimento New Age.
Secondo gli Acquariani nella nuova era dovrà nascere una nuova religione mondiale che prenderà il posto del cristianesimo considerata una religione non adatta più all’esigenze dell’uomo contemporaneo.
Un altro importante elemento della visione religiosa acquariana ( trattasi di un elemento di chiara derivazione esoterica ) è rappresentata la credenza che a ciascuna era astrologica corrisponde la nascita e la morte di una grande religione.
Secondo gli acquariani all’era astrologica del Toro corrisponde la nascita e la morte della religione Babilonese mentre l’era astrologica dell’ Ariete è caratterizzata dalla nascita e  morte del Giudaismo . A sua volta l’era dei Pesci avrebbe segnato la nascita e la morte del Cristianesimo. Oggi il mondo è entrato nell’era dell’Acquario che dovrebbe segnare  la nascita della nuova  religione mondiale che andrebbe a sostituire il cristianesimo.
Da quanto abbiamo detto finora appare evidente che sia il sincretismo religioso sia la concezione ciclica delle religioni presenti nel movimento New Age sono incompatibili con la visione religiosa del cristianesimo. In particolare gli storici della Bibbia mettono in evidenza che il sincretismo religioso viene condannato in maniera esplicita dalla Bibbia sia nell’Antico Testamento che nel Nuovo Testamento .

Vogliamo ricordare a conclusione di tale articolo quanto la Bibbia afferma: la rivelazione divina presente nell’Antico e Nuovo Testamento rappresenta l’apice il punto massimo della rivelazione di Dio all’uomo ragion per cui non vi possono essere altre rivelazioni che integrino correggono o perfezionano il messaggio contenuto nella Bibbia . Appare quindi evidente che la concezione ciclica delle religioni sostenuta dagli acquariani  non può essere accettata dai cristiani come pure non è accettabile l’idea che tutte le religioni del passato debbano trovare il loro perfezionamento nella nuova Sovrareligione mondiale voluta dal New Age.

 

Una grande perdita: Antonio Vincenzo Nazzaro, art. del Quotidiano del Sud

92463152_3092944414102258_2985285085726507008_nSi è spento, qualche giorno fa, Antonio Vincenzo Nazzaro, nella sua casa napoletana. Professore emerito della Federico II, già preside della facoltà di lettere, Accademico dei Licei, e tanto tanto altro, originario di San Giorgio del Sannio (BN). Il professore Nazzaro, per noi amici affettuosamente Tonino, era legato saldamente all’Irpinia e al Sannio per i suoi interventi, gli studi, la presenza nei più importanti eventi culturali della provincia. Fu giurato e poi presidente del Premio Aeclanum, creato dall’amico preside Pasquale Martiniello, e proprio in una queste edizioni ebbi il piacere di conoscerlo. Avevo partecipato al premio e ricevuto una medaglia d’oro per la mia seconda silloge poetica “Invisibile diaframma”, fu lui a leggere le motivazioni e a consegnarmi il trofeo, poi, dopo la cerimonia volle parlare con me. Ero all’alba della mia scrittura, insicura, titubante, impacciata, ma lui fece in modo che fossi a mio agio dandomi affettuosamente del tu. Dopo tanti anni mi son trovata io a dirigere un premio e ho avuto l’onore, nel 2017, di avere il prof. Nazzaro come presidente di giuria. Mi dissero che avevo avuto una gran fortuna avendo nel concorso un personaggio il cui curriculum è lungo diverse pagine, e io ne ero tanto orgogliosa. A volte mi chiamava per sapere di un termine e si confrontava con me sulla provenienza, ma poi vi aggiungeva etimologia, radice ecc. e là io mi perdevo perché non era mia competenza. Tonino per me era soprattutto consigli importanti in diverse circostanze e proprio per la Giornata mondiale della poesia 2020, avevamo programmato un incontro in cui lui avrebbe dovuto consigliarci su come affrontare la scrittura dialettale. Questo problema era stato sollevato dagli amici della Baronia, in modo particolare mi aveva segnalato la cosa Giuseppe Iacoviello. Se ne parlò poi al Raduno dei poeti dialettali. Occorreva trovare delle regole, di comune accordo tra tutti gli scrittori dialettali, per una scrittura disciplinata e leggibile. Quando lo chiamai per parlargliene, si interessò subito anche se temeva di affrontare un viaggio magari col cattivo tempo, ma cominciammo comunque a far progetti. Lo avrei ospitato un fine settimana e finalmente avrebbe assaggiato i miei famosi cecatielli col puliejo. Concordammo che ci saremmo sentiti dopo una settimana per definire meglio il tutto ma arrivò la pandemia, furono rinviate tutte le attività e la Giornata mondiale della poesia fu presto dimenticata. Qualche giorno fa, il messaggio  della sua scomparsa, inviatomi da Achille Mottola, illustre collega beneventano, mi lasciò senza fiato. Quanto valgono poco i nostri progetti a cospetto dei disegni divini, da un momento all’altro ci sfuggono le cose care e tutto perisce nella macina del tempo, nei suoi ingranaggi inarrestabili. Era in nostro intento scrivere un testo sulle tradizioni popolari di Calvi, il mio paese cui non ho mai dedicato un solo rigo, sarebbe stata una cosa a quattro mani; le ricerche erano a buon punto, bisognava solo confrontarsi meglio e rettificare il materiale assemblato, le memorie di Filomena, di Antonietta, Alfonsina, Fiorentina., Maria, ricerche che con Yvonne stavamo conducendo durante gli incontri che organizzavamo in vari momenti dell’anno. Ora è rimasta solo Filomena, se ne è andato anche Tonino. Adesso che non c’è più, questo progetto sembra non appartenermi, è abbandonato in una cartella del computer con la scritta: Calvi. Lui però ne era entusiasta perché aveva questo paese in cuore e Calvi ricambiava il suo affetto con manifestazioni di stima come la cittadinanza onoraria nel 2016. Nazzaro non sfoggiava tutti i suoi titoli, quando era tra la sua gente parlava tranquillamente il dialetto e poneva orecchio ad ogni termine che gli suonava interessante, ne avrebbe fatto poi uno studio particolareggiato. Tra centinaia di articoli scritti nella sua carriera di severo studioso, non disdegnava di dedicare una paginetta al giornale locale “IL Circolo Cittadino curato dall’infaticabile Tonino Santucci nell’ambito delle attività del Circolo Trieste, sempre con una leggerezza che gli era propria, ironizzando a volte, altre sorridendo affettuosamente. Con lui se ne va uno studioso che tanto lustro ha dato al territorio. Riporto qui una piccola parte della biografia curata dall’Accademia Pontaniana, abbiamo l’onore di essere citati anche noi della Grande Madre nel 2017: “Nelle quattrocentotrenta  pubblicazioni prodotte in  cinquant’anni di attività di ricerca scientifica ha studiato autori e tematiche afferenti alla letteratura giudaico-ellenistica (Filone), alla letteratura cristiana greca (Origene e Basilio), alla letteratura cristiana latina in prosa (Tertuliano, Ambrogio, Girolamo, Agostino, Giuliano d’Eclano, Quodvultdeus). Cultore della poesia latina classica, cristiana (ha studiato e tradotto in inglese il De mortibus boum di Endelechio) e umanistica (Balde e Pontano), ha dato rilievo al genere poetico della   parafrasi, sia biblica (Giovenco, Paolino di Nola, Sedulio, Aratore, Sannazaro), sia  agiografica (Paolino di Périgueux e Venanzio Fortunato). Particolare attenzione Nazzaro ha riservato allo studio del Fortleben di Orazio e Virgilio nella letteratura cristiana antica, come dimostrano le numerose voci curate per le Enciclopedie dedicate ai due poeti augustei dall’Istituto Treccani. Vanno anche ricordati gli scritti in latino: dalla giovanile silloge Proverbia et sententiae del 1966 alle epigrafi latine, dal contributo offerto agli Addenda del Latinitatis Italicae Medii Aevi Lexicon Imperfectum e alle Interpretationes Vergilianae Minores  alla nota sulla fortuna cristiana della IV bucolica presentata all’Accademia dei Lincei nella Tornata di  gennaio 2013. Il possesso dei tradizionali strumenti filologici e delle più raffinate metodologie critiche moderne, nonché l’attenzione costante ai realia  e agli intertesti presenti nei testi di volta in volta approfonditi segnano la produzione scientifica di Nazzaro, sempre in bilico tra la cura della sua provincia di studio  e l’attrazione  per territori più lontani, e perciò  stesso più suggestivi. Si vedano, tra gli altri,  gli scritti su San Gerardo Maiella e il mondo femminile; su Carducci, su Pascoli; su Francesco De Sanctis e l’Università e la Società Reale di Napoli; sulle imprese delle Accademie napoletane; nonché i  numerosi ricordi dei più prestigiosi personaggi universitari e accademici  del passato”.
Nazzaro ha lasciato una famiglia che lo adorava: la moglie Marinella Gargiulo, il figlio Ubaldo, la nuora e un nipotino arrivato da qualche anno. A loro va la nostra vicinanza e il nostro affetto, pur coscienti che l’assenza di Tonino sarà incolmabile.
Franca Molinaro

 

Gli esorbitanti squilibri dell’ecosistema, Salvatore Agueci

images.jpgLa ribellione della natura – Finalmente la natura si è svegliata dal torpore ed è insorta! Non ce lo saremmo mai aspettati che la bontà della creazione avesse uno scatto di orgoglio e con una spada fiammeggiante si fosse messa all’ingresso del giardino dell’Eden per difenderlo da qualunque attacco esterno. Si è avverato (non è la prima volta!), in forma compatta e globale, quello che il mio professore di Filosofia diceva oltre cinquant’anni orsono: “Tutte le volte che la natura viene violentata, si ribella” (P. Faustino Vincenzo Rizzo, 1914-1983).E Ippocrate già (460-377 a.C.) scriveva: “Le malattie ci assalgono non a caso, ma si sviluppano da piccoli, giornalieri peccati contro natura. Quando la misura è piena, ci sembra che prorompano ad un tratto.”

Possiamo affermare che la pandemia, di cui ne stiamo pagando le conseguenze con la vita, sia frutto dello squilibrio naturale tra il kosmos(ordine) e il chaos (voragine, sconvolgimento). Lo ha capito molto bene Greta Thunberg e i giovani di tutto il mondo che si sono svegliati per tempo, prima che sia troppo tardi, per prendere coscienza e porre un argine al disastro ambientale.

Dicono gli esperti che alcune forze naturali cambiano continuamente lo stato del sistema terrestre, attraverso, ad esempio, i continui terremoti o le eruzioni vulcaniche, ma c’è una grande responsabilità dell’uomo che ha cambiato,col suo modo di vivere,l’ecosistema.

La natura, come in un organismo composito, a causa delle reiterate manipolazioni si è ammalata, mettendo a dura prova la fragile stabilità sulla terra e con essa abbiamo assistito a un sovrasfruttamento del suolo (per il 77 per cento con la conversione forestale – disboscamento e incendi – e per il 27 per cento con la crescita urbana, con l’espansione delle infrastrutture e delle attività minerarie), all’inquinamento dell’acqua (con l’uso eccessivo dei pesticidi), ai cambiamenti climatici(delle temperature terrestri e marine, deimutamenti nelle precipitazioni, nel livello dei mari, nell’estensione e durata dei ghiacci terrestri e marini, nella frequenza e nell’intensità degli eventi meteorici estremi:il 47 per cento delle specie di mammiferi marini monitorate e quasi un quarto degli uccelli – il 24,4 per cento – subiscono l’impatto negativo dovuto a questimutamenti).

Il cattivo utilizzo delle risorse naturali e delle trasformazioni e devastazioni di tutti gli ambienti della terra ha prodotto sempre uno scarto, favorendo l’inquinamento: quelloatmosferico, dicono gli scienziati,attraverso le centrali elettriche a carbone, miete ogni anno 7 milioni di vittime e quello dei nostri mari. Solo nel Mar Mediterraneo si stima che ogni anno sianorovesciate600mila tonnellate di petrolio e 570 mila tonnellate di plastica.

L’immissione delle specie esotiche: piante, animali e altri organismi introdotti dall’uomo, accidentalmente o volontariamente, al di fuori dell’area non loro consona (si stima che siano ben 12.000 le specie aliene introdotte in Europa con un incremento vertiginoso del 96 per cento negli ultimi 30 anni),sono considerate una delle minacce mondiali per la biodiversità.

Ilcollasso degli ecosistemi ha avuto così un impatto formidabile sull’uomo fino al punto da pagarne terribili conseguenze con la diffusione sempre più del cancro e con ciò che periodicamente si va trasformando in malattie epidemiche.Non dimentichiamo, poi, che si sta andandoverso un esaurimento delle risorse rinnovabili.

È il momentoche l’uomo faccia un passo indietro, per ritornare all’inizio del suo percorso. Deve aprire gli occhi su quello che sta accadendo oggi, prima che sia troppo tardi, anzi è già un tempo avanzatissimo, poiché c’è un mancato riconoscimento del male da lui prodotto.

Egli che è statocostituito custode del creato, deve ritornarea prendersi cura del pianeta e guardare al futuro, quantomeno a quello dei propri figli e nipoti.

Deve mettere da parte le proprie ambizioni e riprendere la strada nella giusta direzione. E giacchéc’è una relazione tra creato e gli altri aspetti economici, sociali, politici, deve dire basta alle multinazionali e alle lobby di potere mondiale se vuole ritornare a governare la terra, ricollocandosi nel suo alveolo naturale.La libertà umana ha fatto ormai il suo corso attraverso l’uomo: o mettiamo da parte l’illusione di onnipotenza o siamo giunti già al capolinea.

L’uomo sta facendo degli sforzi attraverso incontri sovra nazionali ma con pochi risultati; penso che bisogna dare seguito all’esortazione di Papa Francesco nella “Laudato si’” che bisogna “Educare all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente”.

Armiamoci di umanità e ripartiamo, sentendo tutta la creazione nostra alleata e non nemica.Come San Francesco d’Assisi nel “Cantico delle Creature”, riscopriamo, in uno spirito di sublimità, la fratellanza universale tra Creatore, creato e creature, per ricostituire l’equilibrio imposto da principio e la giustizia e la pace ritornino a impossessarsi dell’uomo perché questi continui a sorridere, a contemplare la bellezza e incontrare la presenza stessa del suo Creatore che vi passeggia serenamente compiacendosi del suo operato.

 

Erice lì, 10 aprile 2020

 

SALVATORE AGUECI

 

LA MAGIA NEL MEDIOEVO – Prof. Giovanni Pellegrino prof.ssa Ermelinda Calabria

                                      images.jpg  In questo articolo prenderemo in considerazione il ruolo e l’ importanza della magia nel Medioevo periodo storico che comincia nel 476 ( anno della caduta dell’ Impero Romano di Occidente ) e termina nel 1492 con la scoperta dell’America .
Nel Medioevo si costituì la cosiddetta “ res pubblica cristiana” dal momento che la religione cristiana assunse una grandissima importanza non solo nella dimensione religiosa ma anche in quella politica sociale ed economica . Tale fortissima influenza esercitata nel Medioevo dalla Chiesa, fece sentire le sue conseguenze anche per quanto riguarda la concezione della magia. Per tale ragione nel Medioevo la magia venne condannata in maniera categorica dalla chiesa facendo appello ai numerosi passi della Bibbia nei quali è evidente una severissima condanna delle pratiche magiche di qualsiasi tipo.
I teologi medievali condannarono duramente la magia in quanto maghi streghe a loro dire ottenevano i loro poteri da quei demoni che Cristo aveva posto sotto la sua signoria. Vogliamo ricordare che per gli autori medievali anche le antiche divinità pagane non erano altro che demoni travestiti dal momento che per i teologi tutto ciò che non proveniva da Dio doveva necessariamente provenire dai demoni. Quindi per gli autori medievali praticare la magia significava non riconoscere il messaggio di salvezza cristiano e il potere di Cristo, preferendo così intrattenere un rapporto privilegiato con il diavolo scavalcando in un certo senso Dio.
In definitiva possiamo quindi dire che per gli autori medievali quelle persone che praticavano la magia riconoscevano la signoria di Satana e si mettevano contro il piano di salvezza voluto da Dio e messo in atto con la venuta di Cristo sulla Terra. Per tale ragione la magia suscitava un vero e proprio orrore negli scrittori che la condannavano duramente. Di conseguenza tale pratica  venne considerata  una forma di idolatria nei riguardi dei demoni ed una negazione nell’opera redentrice di Cristo  nonché del suo ruolo di Salvatore dell’ Umanità. I vari temi della polemica antimagica del cristianesimo trovarono la loro sistemazione più completa nella “Summa “ di Tommaso d’Aquino  il più grande teologo e filosofo cristiano del Medioevo. Per San Tommaso la possibile efficacia della magia  derivava dal residuo potere che Cristo aveva lasciato ai demoni, potere che durerà fino alla fine del mondo e alla parusia di Cristo allorquando verrà instaurato definitivamente il regno di Dio sulla Terra . Per San Tommaso chi si affidava a tale potere residuo dei demoni praticando la magia si poneva in  un certo senso in contrasto col trionfo non ancora completo di Gesù sui demoni e compiva pertanto un’ azione idolatrica dal momento che privilegiava il potere residuo dei demoni a quello di Dio . Proprio il rapporto stretto tra magia e idolatria era uno dei punti centrali della teologia medievale  che attribuiva molta importanza al problema dell’azione del Diavolo nel mondo e alla sua capacità di allontanare gli uomini da Dio, utilizzando vari mezzi ivi compresa la magia. L’idea che il Diavolo agisse in vari modi nel mondo ossessionava gli autori medievali che non perdevano occasione per mettere in evidenza quali pericoli derivassero dalla sua presenza  nel mondo. Per tutto il Medioevo sia gli uomini colti sia i membri del popolo concentravano la loro attenzione sul fatto che il Diavolo era il grande avversario di Dio e per tale ragione cercava in tutti i modi di conquistare le anime degli uomini  per portarli alla dannazione eterna ( Satana significa appunto Avversario ).

Durante il Medioevo la paura di cadere vittime delle tentazioni del Diavolo era fortissima,  gli uomini medievali avevano uno spiccato senso del peccato che li proteggeva dalla tentazione di commettere azioni peccaminose . Da parte loro gli appartenenti al clero e agli ordini religiosi non perdevano occasione per minacciare punizioni divine esemplari nei confronti di quanti cadendo vittime delle tentazioni del Diavolo compivano azioni peccaminose più o meno gravi. In particolare gli esponenti del clero ricordavano ai fedeli il ruolo svolto da Satana nelle Sacre Scritture.
A questo punto  riteniamo opportuno dire qualcosa intorno al modo in cui la Bibbia descrive Satana e il suo modus operandi nella storia della salvezza .
Nel Vecchio Testamento Satana raramente riveste un ruolo di grande importanza tranne in alcuni episodi nei quali egli assume il ruolo di protagonista. Per fare un esempio nell’Antico Testamento Satana riveste un ruolo di primaria importanza nell’episodio del peccato di Adamo ed Eva e nella storia di Giobbe. Al contrario nel nuovo Testamento la figura di Satana acquista una importanza maggiore. Egli non solo tenta Cristo nel deserto ma diviene il potente oppositore della cristianità stessa inducendo gli uomini a rinunciare a Cristo e a respingerne gli insegnamenti. In sintesi, nel nuovo testamento si afferma che la lotta tra i figli di Dio e i figli del diavolo durerà fino alla seconda venuta di Cristo. Nel medioevo gli individui che praticavano la magia venivano inseriti nel novero dei figli del diavolo e pertanto le arti magiche venivano considerate uno dei modi a disposizione del diavolo per allontanare gli uomini da Dio.
Inoltre, nel medioevo le antiche divinità pagane venivano considerate dei demoni travestiti e per tale ragione si attribuivano al diavolo alcune caratteristiche delle divinità pagane. Per fare degli esempi la barba caprina, il piede forcuto, le corna e la forma zoomorfa sono riconducibili al Dio greco romano Pan, mentre le mammelle che si vedono in molte rappresentazioni medievali del diavolo sono riconducibili alla dea Diana.
Gli uomini  medievali erano molto spaventati dalla possibilità di essere posseduti dai demoni. Il clero, i teologi ripetevano che le possessioni demoniache erano molto frequenti nella Bibbia tanto che Cristo e gli Apostoli dovettero in molte occasioni ordinare ai demoni di abbandonare il corpo degli indemoniati. In alcuni casi le possessioni demoniache erano attribuite ai poteri magici delle streghe perchè si credeva che una strega potesse ordinare al diavolo di possedere un individuo utilizzando i suoi poteri magici. Secondo i teologi era altresì possibile che la possessione derivasse dal puro capriccio del diavolo.
Concludiamo ricordando che in tale periodo storico la Chiesa, pur condannando fermamente la pratica della magia, preferiva punire gli individui che la praticavano con punizioni di tipo spirituale, come ad esempio la scomunica, mentre la situazione cambiò radicalmente negli anni successivi quando, con la caccia alle streghe, la Chiesa consegnò coloro che praticavano la magia alle autorità competenti per essere mandati sul rogo .

 

 

L’UOVO TRA MITO E RITO di Maria Ivana Tanga

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Omphalos di Delfi

E in principio fu l’ uovo. Emerso dal Caos primordiale, l’uovo, embrione di vita, è, sicuramente, uno dei più potenti archetipi della Creazione, antichissimo simbolo legato alla nascita del Cosmo.  Mircea Eliade, storico delle religioni, afferma che ‘l’uovo sarebbe all’origine di una immensa cosmogonia universale’, una sorta di universo in nuce. Per i popoli antichi esso, grazie alla sua forma priva di spigoli, senza né principio, né fine,  incarnava il simbolo stesso dell’unità primordiale dell’essere, associato al principio femminile e alla sua capacità fecondante e riproduttiva. E’ per questo che negli antichi luoghi di culto della Grande Madre ritroviamo spesso la forma dell’uovo riprodotta sia nella statuaria che nella pittura, come nell’antichissimo complesso megalitico di Malta. ‘Dal Neolitico antico in poi, giare sepolcrali sono sagomate a forma d’uovo, simboleggiando l’utero della Dea da cui emerge la vita’ scrive l’archeologa Marija Gimbutas (dal ‘Il linguaggio della Dea’, pag. 213).
unnamed.jpg‘Il simbolo dell’uovo cosmico da cui nacque l’Universo è presente anche presso molte altre culture  e si ricollega alla mitica Dea Madre’ così  Franz Baumer, studioso della Grande Madre.
Uova appaiono scolpite su anfore e vasi minoici, cicladici ed egei. All’ Elladico medio appartengono ‘pithoi’ raffiguranti un uccello recante nel ventre un uovo dipinto di rosso, colore, ricordiamo, simbolo di vita. Un’usanza, questa delle uova dipinte di rosso, che ritroviamo ancora oggi, in Grecia e nell’area cristiano-ortodossa dell’ Est europeo, in funzione propiziatoria.
Numerose sono anche le pietre a forma di uovo. Il più noto è l’ ‘omphalos’ di Delfi, che raffigura il ‘centro’ del mondo. Un motivo che, oltre che a Delfi, lo ritroviamo anche in quasi tutti i centri oracolari del Mediterraneo e del Medioriente.
‘L’uovo che dà origine a una nuova vita è anche il simbolo universale del rinnovamento periodico della Natura, adatto a simboleggiare il rinnovamento dell’anno astrologico all’equinozio di primavera’ riflette Alfredo Cattabiani.
Nell’antica Persia si celebrava l’arrivo della primavera con lo scambio di uova dipinte di rosso, simbolo di fertilità.
Gli antichi Babilonesi (dal II millennio al IV sec. a.C.) usavano festeggiare l’anno nuovo donando uova decorate. Un uovo d’oro è stato rinvenuto in una tomba di Ur, antica città sumerica (Irak).
Secondo i Cananei (Palestina – dal 3000 al 1200 a.C.) il cielo e la terra appaiono quando il dio Chansor apre l’uovo cosmico. Nelle tombe in Palestina sono state rinvenute numerose uova di terracotta, dipinte a colori vivaci.
Secondo una tradizione mesopotamica sarà un enorme uovo emerso dalle acque dell’Eufrate a generare la dea Ishtar, signora del Cosmo.
Nella tradizione di Menfi, nell’antico Egitto, sarà il dio Thot, sotto forma di uccello, a covare l’uovo divino, contenente i semi di tutte le cose.
Macrobio riferisce che i Romani antichi consideravano l’uovo come una sorta di ‘imago mundi’ dal forte potere fecondante, tanto che, all’equinozio di primavera, erano soliti seppellirli nei campi alfine di incentivare raccolti abbondanti. Grazie alla sua forte carica vitale, viene consumato proprio per celebrare l’arrivo della primavera, della rinascita del ciclo vegetativo.
Il concetto dell’uovo quale fonte di vita, ‘omne vivum ex ovo’ (‘tutte le cose nascono dall’uovo’),  lo ritroviamo presso molte culture proto-storiche. Nel mito pelasgico della Creazione tutto inizia dall’abbraccio tra la dea Eurinome, emersa dal Caos, e il serpente Ofione: ‘Subito essa, volando sul mare, prese la forma di una colomba e, a tempo debito, depose l’Uovo Universale. Per ordine della dea, Ofione si arrotolò sette volte attorno all’uovo, finché questo si schiuse e ne uscirono tutte le cose esistenti, figlie di Eurinome: il sole, la luna, i pianeti, le stelle, la terra con i suoi monti, con i suoi fiumi, con i suoi alberi e con le erbe e le creature viventi’. Nella mitologia greca si narra che dall’uovo di Leda, fecondato da Zeus tramutatosi in cigno, nacquero i Dioscuri, cioè i gemelli Castore e Polluce, che rappresentano i due poli della Creazione. Le statue di Dioniso, ritrovate nelle tombe in Beozia, recano tutte un uovo in mano, simbolo del ritorno alla vita.
Per gli antichi Egizi, l’ uovo rappresentava la perfezione assoluta, perciò gli attribuivano simbolicamente la funzione di fulcro dei quattro elementi che costituiscono l’universo: terra, acqua, aria e fuoco. Il dio Ra, importante divinità egizia, sarebbe nato da un uovo cosmico, proprio come il supremo dio persiano Mithra, entrambi divinità solari.
Tra i reperti archeologici, non è raro ritrovare manufatti a forma di uovo: a Ur della Caldea, a Cartagine, in Israele, in Etruria. Nelle catacombe romane sono state rinvenute uova di marmo, simbolo della rinascita del defunto.
In ogni caso, dalla specifica funzione dell’uovo come generatore di vita trae  origine il suo simbolismo pasquale: il mistero del passaggio dalla morte alla vita, la resurrezione. Non è un caso se, anticamente, la Domenica di Resurrezione era chiamata ‘Pasqua dell’Uovo’, in quanto venivano distribuite e regalate uova tra i fedeli. I primi Cristiani hanno trasposto questa tradizione associandola alla resurrezione di Cristo: l’uovo è diventato così simbolo della rinascita di Nostro Signore. Da allora, la Chiesa primitiva diffuse la tradizione di distribuire tra i fedeli un cestino di uova benedette. E così che l’uovo è divenuto parte integrante delle tradizioni cristiane legate alla Pasqua. Da quelle di cioccolato a quelle utilizzate in torte salate o nei dolci, l’uovo è protagonista assoluto dei più tradizionali menù pasquali insieme all’agnello.
Per la cristianità ortodossa il significato sacrale del’uovo non è mai tramontato: ancora oggi in alcune località della Russia si usa festeggiare il periodo pasquale gettando uova dipinte nelle acque dei fiumi dove, si crede, risiedano le anime dei defunti. Una leggenda ucraina narra del demonio legato da una catena formata da tanti anelli quante sono le uova che vengono decorate nell’arco dei dodici mesi. Se in un anno le uova fossero poche, la catena risulterebbe corta e insufficiente per trattenere il demonio che, liberandosi, distruggerebbe tutta l’umanità. Le uova decorate russe, o “pysanky’ (dal verbo pysaty che significa “scrivere”), sono donate anche come messaggio di buona volontà, pace e benessere: l’usanza, che era d’origine popolare, si  diffuse  fra la  nobiltà  che  ben  presto  si  rivolse  ai più valenti orafi per avere uova preziose, spesso abbellite con gemme, perle o smalti.
download.jpgPiù tardi nacque l’abitudine di celare nell’uovo pasquale una sorpresa: il più ricco fu creato in Francia all’inizio del XVIII secolo. Era in avorio, conteneva un uovo più piccolo d’oro che racchiudeva una gallina anch’essa d’oro, e quest’ultima a sua volta una corona di gemme. Il prezioso regalo, che apparteneva alla famiglia reale danese, fu copiato dal famoso orafo Carl Fabergé per lo zar Alessandro. Da quel momento anche il popolo russo volle emulare il sovrano, fabbricando ricche uova d’ogni materiale, legni pregiati, metalli, marmi, da regalare a Pasqua: al significato religioso dell’uovo, simbolo di vita eterna, di resurrezione, di fede, si aggiunsero quelli di pegno d’amore, di amicizia o di stima.