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Malocchio franca molinaro

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Malocchio                                           franca molinaro
42485922_2088315904565119_2844187099291189248_n.jpgIn quel di Benevento non è difficile esser additata come strega, nell’accezione positiva del termine naturalmente, e così ogni tanto mi contattano per togliere il malocchio, guarire qualche problema con un unguento o un’erba, consigliare persone indecise. La cosa non mi dispiace affatto, soprattutto se si tratta di aiutare qualcuno, a volte basta una parola se non proprio il silenzio, a volte basta ascoltare. Qualche volta un olio può lenire un dolore fisico, guarire una ferita, così una pianta o una tintura madre. Di qui ad essere una guaritrice la strada è lunga, eppure è incredibile quanto un gesto affettuoso, una parola, un segno di croce apotropaico possano riaccendere il sorriso sui visi spenti. Solitamente, quando mio marito mi dice che ha mal di testa e mi chiede di togliergli il malocchio, mi metto a ridere e gli consiglio di addormentarsi così riposando gli passa. Quando il rito mi vien chiesto da persone cui non posso rifiutarmi, devo acconsentire e non di rado, poi, ricevo ringraziamenti per il beneficio recato. Quello del malocchio è un mistero antico quando il mondo, l’uomo ha sempre creduto che l’invidia dei suoi simili potesse danneggiarlo se non addirittura condurlo alla morte. Dietro questa convinzione ha sviluppato rituali atti a liberarsi da quella negatività trasmessa attraverso lo sguardo. Anche le historiole che si recitano in questo frangente sono interessanti per il contenuto e per il metodo di trasmissione. Prima di tutto occorre trovare una “madrina” che sappia eseguire correttamente il rito, poi bisogna aspettare la notte di Natale affinchè l’insegnamento risulti efficace. In seguito, per ottenere buoni risultati, bisogna sviluppare una buona capacità di concentrazione, tanto da riuscire a compiere “un’azione mentale” potentissima, solo così si può togliere la fascinazione. Noi non possiamo stabilire quanto c’è di vero in tutto questo, i maestri dell’antropologia hanno scritto interi trattati per spiegare il senso e i nessi tra rito e guarigione. I medici deridono chi crede a queste pratiche. Personalmente non ho la presunzione di spiegare cose che non hanno spiegazione, né voglio chiamare in causa il paranormale, abbiamo la cattiva abitudine di definire “paranormale” tutto quanto sfugge alla comprensione o alla spiegazione scientifica. Quando, da giovane vedevo le anziane compiere strani gesti e pronunciare parole poco comprensibili, mi sentivo autorizzata a definirle antiquate o superate, con la maturità poi, compenetrato il mondo delle tradizioni, ho imparato ad avere rispetto di quanto è stato in esso partorito, pur cercando, cosa umanamente inevitabile, di cercare una spiegazione all’inspiegabile. Se crediamo nei campi magnetici che circondano gli esseri viventi, possiamo immaginare che, in alcune situazioni, si possano verificare degli squilibri con conseguente modificazione della condizione ottimale, fino ad avvertire malessere. La persona colpita da malocchio risulterebbe una vittima involontaria di uno squilibrio causato da altre entità che, a loro volta hanno agito involontariamente. Nella tradizione popolare vi è convinzione che la persona capace di affascinare non sempre è cosciente dei suoi “occhi cattivi”, il suo influsso negativo è un potere attribuitagli dalla natura e non può liberarsene. Vi è, però, una prevenzione che la persona “affascinante” può fare per evitare malori a chi incontra, egli può dire “Crisci” oppure “Benedica”, queste due esclamazioni proteggono gli sventurati capitati sulla sua strada. “Crisci” sta a significare “stai bene” e se è rivolto ai bambini significa espressamente che devono crescere sani; il termine è pronunciato anche in presenza di masserizie. Ad esempio si dice “Criscite” entrando in una casa dove si sta preparando il pane, o dove si macella il maiale, dove si fa la salsa, ecc. Se la parola non è detta potrebbe capitare qualcosa di sconveniente alla grazia di Dio che si sta preparando. “Benedica” si usa verso cose o persone, animali belli, sani, grassi; significa “Benediciamo questo o quello, non abbiamo invidia di questa bellezza”, e a volte si aggiunge: “Pozza aonneà com‘a messa ‘e Pasqua”, possa abbondare come la messa di Pasqua è abbondante di fedeli, ma anche “aonnà” da ondeggiare, che ricorda il campo di grano mosso dal vento, bello rigoglioso. Insomma, la formula apotropaica da anteporre alla negatività della fascinazione è un pensiero positivo e quindi un’espressione beneaugurale che coniuga due elementi fondamentali nella cultura mediterranea: il grano e il cristianesimo. Ciò depone a favore dell’ipotesi del malocchio come una influenza negativa sul campo magnetico degli esseri viventi. Diversamente la trasmissione di positività, ma chiamiamola più semplicemente amore, genera benessere in chi ne beneficia. Esempio: “I bimbi crescono belli e sani sotto lo sguardo amorevole della mamma”, l’amore genera salute, bellezza. È tutto un giro vizioso, la negatività causa malessere e il malessere contagia e crea negatività, occorre tenere lontani questi sentimenti scuri anche nei momenti più difficili. Il sorriso e la predisposizione all’amore, il buonumore, il pensare positivo creano una cintura di protezione che allontana gli “occhi cattivi” ed evita di ricorrere alle guaritrici, o al medico.


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