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Genista anxantica, ultimi successi – franca molinaro

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Audentes fortuna iuvat 
Una dozzina di anni fa, studiando la flora irpina mi ritrovai a erborizzare nella Valle dell’Ansanto presso il bulicame della Mefite di Rocca San Felice. Quel luogo, com’è noto, è un habitat estremo a causa delle forti esalazioni di anidride carbonica, per questo è popolato da poche entità vegetali presenti a una certa distanza dal lago. Quella che mi colpì subito fu la larga fascia di “Cannuzza”, Phragmites australis, che circondava lo strapiombo. Allora non conoscevo le dinamiche del luogo e per questo mi lasciavo impressionare dal lugubre cartello che raffigurava la morte. Scesi però, oltre lo steccato perché notai dei piccoli arbusti malconci, mezzi secchi, quasi spinosi. Osservai attentamente per capire con chi mi stavo confrontando, feci le dovute foto e rincasai convinta che una ginestra sarebbe stata facilissima da identificare, bastava confrontarne i caratteri con tutte le specie presenti in Italia ed ottenere risposta. Non fu proprio così, nel febbraio 2011, iniziava un’avventura che mi ha condotta, con il gruppo della “Grande Madre”, per mille sentieri, a cercare individui simili di Genista, mi ha fatto contattare università, ricercatori e comuni appassionati. Non ci è mancato il supporto di ottime persone dall’Italia e dall’estero. Dopo lunghi studi sulla morfologia della Genista e su testi botanici dell’Ottocento e del primo Novecento, giungemmo alla conclusione che la ginestrella della mefite, chiamata da Tenore Genista anxantica e poi sinonimizzata in Genista tinctoria nel secolo scorso, doveva essere revisionata e protetta ad evitarne l’estinzione. Seguendo gli utili consigli tecnici e umani di Gianni Riva, un lombardo conosciuto nel forum dei botanici, e le istruzioni dell’Università di Ginevra inviateci come risposta alla nostra segnalazione, iniziammo a smuovere mari e monti per trovare ricercatori interessati alla pianta. Mi rivolsi anche a due storici uomini politici irpini molto influenti, uno parve interessarsi alla cosa citandomi in varie occasioni, l’altro dimenticò sul tavolo del ristorante la monografia della Genista che avevo appena pubblicato e gli avevo donato: “Genista anxantica Ten, proposta per elevazione a specie di una endemica senza carta di identità”. Compresi allora che dovevamo evitare queste categorie e rivolgerci agli scienziati.
Una serie di fortuite circostanze posero sul nostro cammino delle persone veramente speciali che finalmente presero a cuore la pianta: dott. Antonio Raschi, allora direttore dell’Istituto di Biometeorologia di Firenze già venuto più volte alla mefite in quanto esperto del fenomeno; dot. Giovanni Giuseppe Vendramin Direttore dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse, Divisione di Firenze; Matthew Haworth del CNR-IPSP Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante di Firenze, che aveva già pubblicato degli studi sull’Agrostis canina, la gramigna presente alla Mefite; proff.ssa Annalisa Santangelo, prof., prof.ssa Olga De Castro, dott. Emanuela Di Iorio, dell’Università degli studi Napoli Federico II; prof. Sandro Strumia dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. Dopo oltre tre anni di ricerca la dottoressa Di Iorio ha scritto le sue tesi sulla Genista, una tesi di laurea e di dottorato che si interessano della nostra piccolina. Intanto, hanno pubblicato l’articolo scritto dal gruppo di lavoro napoletano e la nostra Ginestrella è comparsa sul Botanical Journal of Linnean Society (https://doi.org/10.1093/botlinnean/boac052), una rinomata rivista botanica a livello internazionale. Nell’articolo è illustrato il luogo, le sue caratteristiche, le indagini di laboratorio genetiche eseguite su popolazioni di Genista tinctoria  limitrofe alla zona della Mefite e della popolazione di Genista presente all’interno della Mefite. Si rimarcano le differenze morfologiche tra le due entità, le stesse che colpirono me quando la incontrai la prima volta. Dai dati genetici ottenuti, i ricercatori hanno dedotto che la popolazione di Genista prossima al bulicame possa essere uno straordinario esempio di un processo di adattamento alle complesse condizioni ambientali in cui vive. Per poter sopravvivere in un ambiente così difficile ha dovuto modificare la propria biologia, da ciò, nel futuro si potranno apprendere molte cose interessanti. Gli autori chiudono l’articolo sottolineando il pericolo di estinzione della nostra Ginestrella: “Ad oggi, la Genista della Mefite è fortunata nel fatto che si è evoluta nel tollerare un tale ambiente estremo, poiché ciò ha limitato qualsiasi impatto antropogenico, anche se questa popolazione è tecnicamente ” estinta geneticamente” se si considera la piccola dimensione del censo. Inoltre la fragilità di questa popolazione è destinata a crescere col tempo, a causa dell’attenzione che il sito suscita sia dal punto di vista archeologico che industriale.


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